Pubblichiamo un bel contributo di Marco Birri, in ordine alla questione dei passaggi a livello di Udine e della linea di cintura.
Udine e i treni.
Tra qualche giorno la ferrovia Pontebbana compirà 140 anni.
Quasi un secolo e mezzo di storia è passato su quei binari. Persone, merci, vite. Senza dimenticare i treni della morte diretti nei campi di sterminio nazisti.
140 anni di storia.
Udine, per oltre un secolo, è stata capitale ferroviaria del nord-est.
Un grande deposito con un'officina attivissima nelle riparazioni e manutenzioni delle tante locomotive che scalavano le ripide curve della Pontebbana a nord di Gemona. Tra le prime ad essere raggiunte dall’elettrificazione.
Oggi, in un momento in cui in tutto il mondo si torna a guardare al trasporto su ferro come unica, vera alternativa alla crescita esponenziale dell'inquinamento, Udine resta al palo, anzi, fa un passo indietro.
Proprio la Pontebbana, nel suo tratto iniziale, dalla stazione di Udine al Posto di Movimento di Vat, vede uno scontro ideologico tra due posizioni contrapposte.
Chi vede il proprio interesse di non essere disturbato e chi, attento agli interessi collettivi, auspica soluzioni al passo con i tempi.
Ammetto, sono di parte. Cresciuto in mezzo alle rotaie, ho sempre visto il treno come un mezzo meraviglioso per unire.
Resto basito nel vedere che, nel 2020, vinca ancora chi urla di più, invece che trovare democraticamente una soluzione che possa in qualche modo soddisfare la maggioranza della popolazione.
Un passo indietro.
La Pontebbana compie 140 anni e, da allora, è sempre corsa lungo quei binari. Non è mai stata spostata, anzi, nel tempo ha perso la compagnia delle varie tramvie e ferrovie locali che avrebbero dovuto servire le cittadine a nord di Udine.
In 140 anni ha trovato la compagnia di tante abitazioni sorte lungo l'asse ferroviario. Ma chi costruiva sapeva bene cosa aveva di fronte. La città si è espansa lungo e oltre l'asse ferroviario, inglobandolo.
Alla fine del secolo scorso si è persa una grandissima occasione: interrare il tratto di linea tra la stazione e Vat, trasformando il tratto in una linea metropolitana, magari aggiungendo una o due fermate a servizio dei quartieri a ridosso della linea.
Udine ha perso tantissime occasioni, ha cancellato le linee dei tram, urbani ed extra-urbani, quelle che oggi avrebbero potuto essere la dorsale della rinascita del Trasporto Pubblico Locale.
Pochi mesi fa sembrava poter riprendere energia l’ipotesi di dotare Udine di un nuovo e moderno tram che collegasse il centro con i principali punti di interesse: stazione, università, ospedale, stadio. Invece nulla di nuovo. Altra occasione persa.
Ha perso l'occasione di ridiventare capitale del Friuli, liberando le proprie vie dalla soffocante presenza delle auto, in sosta e in movimento.
Ha perso l'occasione di essere mercato vivo e vitale, lasciando alla grande distribuzione ampio spazio per crescere a spese dei negozi di città.
Ha perso l’idea stessa di capitale. Essere centro di un sistema più vasto della propria cinta. Guardare oltre ai propri confini, guardare a chi vive appena più in là. In un raggio di 15km dal centro si raggiungono Cividale, Mortegliano, Tricesimo, Manzano. 215.000 persone che potrebbero essere il vero bacino d’utenze di un nuovo e moderno sistema già in funzione in Francia, Germania, persino in paesi dell’ex blocco sovietico.
E ora? Vogliono anche perdere l’ennesima occasione di sviluppo?
A spese di chi? Temo dei molti che della ferrovia si servono. Saranno loro, noi tutti cittadini di questa Regione a pagare questa dismissione. Noi che ci vedremo aumentare il prezzo dei biglietti per la tratta, noi che subiremo l’aumento dei tempi di percorrenza, noi, che ancora una volta, vedremo sacrificato un altro pezzo di terreno al dio Automobile e ne subiremo i miasmi inquinanti. Noi e i nostri figli che non potranno contare su un sistema di trasporto integrato, rispettoso dell’ambiente e moderno.
Congratulazioni ai vari comitati contro la ferrovia. Sono riusciti a farsi sentire, ad urlare più forte. Temo che questa vittoria porterà Udine in dietro di 140 anni, invece che proiettarla verso il futuro.
E “complimenti” a chi li ha ascoltati.
Quando avremo code ininterrotte su tutta via Cividale, da Piazzale Diacono a San Gottardo, su via Del Bon, su via Bruttrio, senza più la scusa dei passaggi a livello, verremo a chiedervi se la scelta di togliere la ferrovia sia stata veramente la più saggia e l’unica percorribile.
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