Blog dedicato ai pendolari e ai viaggiatori delle linee ferroviarie Tarvisio Boscoverde-Udine-Cervignano-Trieste Centrale e Gemona del Friuli-Sacile (Ferrovia Pedemontana del Friuli).

venerdì 29 gennaio 2016

Sacile-Gemona, dai sindaci sì al progetto

Articolo di Giulia Sacchi pubblicato sul Messaggero Veneto del 28.01.2016.-
Maniago, la linea ferroviaria dismessa: i primi cittadini accettano il piano della Regione sulla riapertura. Ma resta il nodo dei finanziamenti: chi mette i soldi? 

I sindaci dei Comuni dicono sì al documento condiviso con cui si dà mandato alla Regione di «pretendere da Rfi la riapertura della Sacile-Gemona, con tempi e modalità certi».
Resta, però, il nodo dei soldi. Chi metterà 3,5 milioni per ripristinare subito tutta la linea? Regione o Rfi? Questa l’incognita.
La palla passa quindi all’assessore regionale ai trasporti Mariagrazia Santoro, che a stretto giro incontrerà Rfi per siglare l’accordo quadro sulle infrastrutture ferroviarie strategiche del Fvg.
La scorsa settimana, l’esponente della giunta Serracchiani aveva dichiarato che «la Regione intende battere i pugni al tavolo con Rfi per ottenere un risultato». leggi anche: «E adesso l’assessore Santoro si batta con Rfi come promesso»
Linea ferroviaria Sacile - Gemona, le reazioni dopo il sì dei sindaci alla riattivazione Ora tale posizione è più forte perché gode dell’appoggio, messo nero su bianco in un documento, degli amministratori locali, che ieri si sono incontrati a Maniago per redigere l’atto richiesto da Santoro. Atto che nei prossimi giorni sarà sottoscritto nella stazione di Pinzano, punto centrale della linea. «Nell’accordo quadro con Rfi dovranno esserci clausole ben precise su tempi e risorse - osserva il consigliere comunale di Gemona, Andrea Palese –. Non possiamo correre il rischio che Rfi dica che della riapertura della Sacile-Gemona se ne parlerà più avanti, in quanto non ci sono risorse. Dobbiamo pretendere che la Regione si batta in ogni sede politica opportuna sino al ministero del Tesoro, azionista unico di Rfi».
Santoro ha chiesto l’impegno anche economico dei municipi per sostenere la riattivazione della ferrovia: su questo fronte, però, il sindaco di Cavasso Nuovo Emanuele Zanon è stato chiaro. Bus a servizio del treno, la ricetta vincente Linea Sacile - Gemona, il modello Val Venosta regge solo se si riorganizzano i trasporti locali: più fermate e meno spese «Possiamo garantire una partecipazione, ma simbolica – precisa –. Ci sono infatti tre problemi: non abbiamo risorse e, anche se le avessimo, non risolverebbero il problema costi. Infine, potrebbe spuntare il problema Corte dei conti: il trasporto ferroviario non è di nostra competenza e non è possibile distrarre fondi su beni che non sono di proprietà dei municipi. Si potrebbe “evitare” la questione parlando di somme per il sostegno turistico, ma dobbiamo comunque prestare attenzione. Quello che tengo a mettere in evidenza è che ci deve essere sì un impegno dei sindaci, ma anche della Regione. Il progetto di riattivazione deve avere pure tempi certi».
Riattivazione che, come ha osservato il sindaco di Forgaria Pierluigi Molinaro, deve essere garantita per l’intera linea. Nell’incontro di presentazione dello studio di fattibilità di una settimana fa, si è discusso della riapertura del tratto Maniago-Sacile per il trasporto pendolari, mentre dell’intera linea con fini turistici e quindi nei fine settimana e d’estate. «Non firmo cambiali in bianco, se non sarà garantita la riapertura di tutta la ferrovia – dice –. Solo a queste condizioni do mandato a trattare in Regione».
Il sindaco di Maniago Andrea Carli, come gli altri amministratori presenti, ha messo in evidenza la necessità «di un impegno da parte della Regione con tempi e modalità di realizzazione del progetto di riattivazione della tratta che siano chiari».

martedì 26 gennaio 2016

Gemona-Sacile: lettera aperta ai Sindaci, siate responsabili non tradite la Pedemontana

LETTERA APERTA
A TUTTI I SINDACI DELLA FERROVIA PEDEMONTANA DEL FRIULI


Egregi Sindaci,
ci permettiamo di scriverVi all'esito - a dir poco deludente - della presentazione dello studio di fattibilità della ferrovia Gemona-Sacile.
Abbiamo atteso fiduciosi questo studio, partorito con difficoltà, la cui presentazione doveva essere svolta originariamente lo scorso maggio, poi rinviata a settembre, ora finalmente svolta a fine gennaio 2016, nonostante lo studio da mesi era chiuso in cassetto in Regione.
Un ritardo che la dice lunga sul disinteresse a decidere da parte della Regione: perfino il costo dello studio, 40mila €, - si potrebbe dire una sciocchezza rispetto ai milioni a disposizione del bilancio regionale -, è stato finanziato dagli Enti Locali e da una Fondazione privata.
Al contrario il Territorio è sempre stato sensibile al problema, basti pensare alle decine di ordini del giorno votati dai Vostri Consigli Comunali o alle innumerevoli manifestazioni popolari, che ci hanno visto in prima linea, come promotori della nota staffetta “Trenitaglia ridacci il nostro treno”.
Ora dopo anni di chiacchiere pare che la Regione voglia muoversi: purtroppo però non si sa ancora come e soprattutto con quali risorse e tempistiche.
Si continua a fare ipotesi: dall’accordo quadro Regione-RFI (documento che non è scontato venga sottoscritto da RFI), alla regionalizzazione della linea, dimenticando che la disciplina in vigore obbligherebbe già RFI a riattivare la ferrovia ed a mantenerla attiva.
RFI deve infatti per legge provvedere al mantenimento in piena efficienza (manutenzione ordinaria e straordinaria) dell'infrastruttura ferroviaria, così come disciplinato dal “Contratto di Programma – parte Servizi” sottoscritto tra RFI e dallo Stato, il quale garantisce al gestore dell’infrastruttura ferroviaria ingenti risorse economiche.
Che la linea non sia chiusa è altresì confermato dal fatto che la Regione continua ad ottemperare il contratto di servizio con Trenitalia, la quale sta garantendo il servizio bus sostitutivo (costo circa 1 milione/l’anno).
A fronte di ciò ci domandiamo perché la Regione non abbia preteso fino ad oggi l’applicazione della legge? Se poi consideriamo che siamo una Regione Speciale la questione diventa ancora più paradossale.
E’ evidente che la questione prima che economica è POLITICA, considerato che RFI è società interamente pubblica, i cui vertici sono nominati dal Governo e che la materia ferroviaria è di competenza esclusiva della Regione ai sensi del D.Lgs n. 111/2004.
E’ quanto mai singolare poi che chi è deputato a decidere ribalti “la frittata” sui Comuni, alcuni dei quali sono talmente piccoli che a stento riescono a garantire i servizi alle proprie Comunità.
Riteniamo che sia venuto il momento dell’assunzione delle responsabilità da parte di chi è titolare della materia, il quale deve chiaramente dire cosa vuol fare e indicare la via da seguire.
E’ infatti inconcepibile continuare a “sognare” uno sviluppo della Pedemontana senza un progetto di area vasta; progetto che può essere concepito solo dalla Regione: parlare di cicloturismo o di turismo culturale è oggi pura fantascienza, considerata la carenza assoluta di infrastrutture e la scarsa recettività della zona, nonostante le tante bellezze e potenzialità presenti.
Proprio per questo la ferrovia deve diventare il volano e il punto di partenza di un progetto economico territoriale.
E’ bene però rimanere con “i piedi ben piantati per terra”, visto che dalle indiscrezioni di stampa, il risultato dello studio appare discutibile sulle stime del modello d’esercizio prescelto.
In particolare la previsione di trasportare a regime 1.100.000 passeggeri/l’anno sembra una cifra da “libro dei sogni”, considerato che l’esercizio prevede una media di 215 viaggiatori a treno. Per rendere l’idea un Minuetto non sarebbe in grado di trasportare tutti i passeggeri previsti!
Nessuna linea regionale oggi rileva cifre di questo genere, neanche le trafficate Udine-Venezia o Udine-Trieste.
Purtroppo la Pedemontana non è la Merano-Malles; quest’ultima presa ad esempio dallo studio, e forse mai lo diventerà. In Val Venosta la Provincia di Bolzano ha valorizzato il Territorio mediante la ferrovia grazie ad una lungimirante programmazione e ad ingenti investimenti, non ultimo i 56 milioni di euro per la sua elettrificazione. Il tutto è stato possibile grazie ad un contesto politico e culturale del tutto differente rispetto a quello friulano.
Oltre alle belle intenzioni servono quindi i quattrini e prima ancora i programmi, che da noi purtroppo latitano.
Per questo siamo sconcertati dalle parole - riportate a mezzo stampa - dall'Assessore regionale Santoro, la quale avrebbe richiesto ai Comuni non solo un contributo politico, ma perfino economico.
Senza un forte ed incisivo progetto economico, che sappia attrarre investitori nella Pedemontana, il numero di viaggiatori ipotizzato nello studio di fattibilità resterà solo un mero specchietto per le allodole!
Se si vuole dare seguito alla promessa fatta dalla Presidente Serracchiani, che nel corso della campagna elettorale, si era resa possibilista circa la riapertura della linea, è indispensabile un’azione sinergica, con una regia regionale decisa e determinata, che possa garantire soluzioni valide al potenziamento turistico ed economico; in difetto le località chiamate in causa non possono sobbarcarsi costi non di loro competenza, che potrebbero condurre ad una crisi certa dei bilanci comunali.
Lo studio di fattibilità non deve diventare la “Bibbia”, ma deve esser visto solo come punto di partenza; a tal fine è necessario sviscerarlo nei dettagli e distinguere ciò che di buono ha evidenziato, dalle pure “fantasticherie ferroviarie”.
Prima di giungere a facili conclusioni però è necessario avere cognizione piena della materia: con tutto il rispetto, ci domandiamo quanti amministratori e funzionari fino ad oggi hanno letto nel dettaglio le 180 pagine dello studio di fattibilità? Quanti hanno analizzato i numeri, comparandoli con quelli di altre realtà? Quanti si rendano effettivamente conto del contesto tecnico e giuridico della materia ferroviaria. Qual è il progetto della Regione? Quanti soldi sono disponibili ad investire? Quali le tempistiche previste per la riattivazione della linea?
Il fatto che dopo 2 anni di immobilismo ora la Regione pensi di risolvere “la pratica” Gemona-Sacile in 7 giorni, ci allarma, quasi si volesse imporre nuovamente il silenzio, continuando a preferire il tirare a campare.
Per questo ci appelliamo a Voi Sindaci, affinché la questione della ferrovia Gemona-Sacile non diventi l’ennesima occasione persa per il nostro Territorio; la Pedemontana è terra di sofferenza, caratterizzata negli anni da un’emigrazione di massa e recentemente da un taglio indiscriminato dei servizi e per questo non è tollerabile più subire ulteriori scippi.
Vi chiediamo di essere “le sentinelle” del Territorio, i vigili nei confronti della Regione, la quale deve esser messa alle strette e “decidere una volta per tutte cosa vuol fare da grande”.
Riteniamo che l’Assessore Santoro non abbia bisogno di mandati speciali da parte di nessuno, considerato che da anni il Territorio chiede a gran voce che la Ferrovia venga riaperta e che si lavori per la realizzazione di un progetto di vasta area.
Non abbiamo MAI preteso di investire denaro pubblico sulla ferrovia se il progetto non risultasse sostenibile, ma al tempo stesso siamo fortemente convinti che la ferrovia sia un'opportunità di sviluppo economico da non perdere.
Non entriamo nel merito se procedere con l’accordo quadro con RFI o con la regionalizzazione, Vi chiediamo solo di assumere una posizione responsabile e di garanzia della Vostra gente.
Potete continuare a sostenere un NON progetto, vivacchiando come ha fatto fino ad oggi la Regione, oppure pretendere che la Regione, titolare della materia, decida con determinazione che strada intraprendere e individuare assieme gli investimenti da fare, non solo per la ferrovia, ma per l’intero Territorio.
Qualora decidiate di sostenere un NON progetto, sarete però corresponsabili dinanzi alla Vostra gente dell’ennesima sconfitta che subirà la Pedemontana.
Siete persone serie e per questo ci auguriamo che vinca il buon senso e l’appartenenza al Territorio.
Cordali saluti.

mercoledì 20 gennaio 2016

Gemona-Sacile: Santoro come Ponzio Pilato, ai Sindaci la responsabilità per la riattivazione della linea

Dopo oltre un anno e mezzo di attesa è stato finalmente presentato lo studio di fattibilità inerente la riattivazione dei servizi di trasporto passeggeri lungo la linea ferroviaria Sacile-Gemona.
Ieri a Maniago, l’Assessore Regionale alla Mobilità, Mariagrazia Santoro e l’AD di Ferrovie Udine Cividale (FUC), Maurizio Ionico, hanno illustrato ai Sindaci e agli amministratori locali l’esito dello studio, che peraltro era già stato trasmesso ai Comuni a metà novembre 2015.
Le dichiarazioni riportate oggi sulla stampa dall’Assessore Santoro ci fanno rabbrividire: Santoro come Ponzio Pilato, dopo 2 anni di imbarazzante immobilismo sul tema, ora scarica le responsabilità sui Sindaci. CLICCA sull’immagine e leggi l’articolo del Messaggero Veneto.
Ai Primi Cittadini, Santoro non ha chiesto solo un impegno politico, ma anche economico:sta alla responsabilità degli amministratori decidere la priorità delle risorse in modo consapevole rispetto al ruolo della Regione, la quale non può semplicemente spendere ma è chiamata a fare investimenti che diventino volano per le attività pubbliche e private che di questi investimenti si giovano".
L’Assessore ha chiesto di "giungere insieme a una decisione unica", perché "il punto non è quanto la Regione ci mette ma quanto ognuno di noi ci mette per far sì che ci sia un grande progetto di territorio innervato da questa linea. Per questo, ha concluso Santoro, "voglio capire quale mandato mi dà il territorio".
La triste realtà è che l’Assessore Santoro passa dalle promesse allo scaricabarile, dimenticando il suo ruolo e dimenticando che spetta alla Regione (SPECIALE!) la competenza esclusiva della materia ferroviaria, non certamente ai Comuni, alcuni dei quali sono talmente piccoli che trovano difficoltà nell’affrontare la quotidianità.
Santoro dimentica inoltre che la Regione in questi anni non è stata nemmeno in grado di finanziare lo studio di fattibilità (40mila €), pagato dalla Comunità Montane del Friuli Occidentale e del Gemonese e dalla Fondazione CRUP.
Abbiamo atteso due anni uno studio, che presenta numeri discutibili, da analizzare con cura, ma che dalle prime impressioni pare un “libro dei sogni”, basti pensare alla previsione in 10 anni di trasportare 1.100.000 passeggeri (una media di 263 passeggeri a treno!): un Minuetto non sarebbe in grado di trasportare tutta l’utenza prevista. Magari fosse tutto vero!
Purtroppo la melina della Regione continua, dopo lo studio di fattibilità, ora ci si è inventati l’inserimento della Sacile-Gemona nell'accordo quadro con Rfi sulle infrastrutture ferroviarie regionali, accordo che dovrà essere ancora siglato da RFI, sempre se lo siglerà!
Santoro ha dichiarato che “la Regione intende battere i pugni al tavolo con Rfi per ottenere un risultato”, ci chiediamo perché non lo ha abbia fatto prima?
Santoro purtroppo dimentica che RFI è una società pubblica, i cui vertici sono nominanti direttamente dal Governo e forse dimentica che la Presidente Serracchiani è la n. 2 del PD e stretta collaboratrice del Premier Renzi. Dettagli non proprio secondari in politica …
Ora è venuto il momento delle scelte politiche, le quali spettano unicamente alla Regione, la quale dopo essere stata latitante per anni, mentre il Territorio gridava e chiedeva a gran voce aiuto, ora pretende che siano i Sindaci a decidere.
Purtroppo la Regione non ha chiarito come intenda approcciare la problematica, dando semplice risposte a quesiti base:
- La linea resta nella proprietà di RFI oppure si indente regionalizzarla?
- Qualora la linea resti a RFI, quali sono i tempi per la stipula dell’accordo quadro?
- Chi pagherà i costi per la riattivazione: RFI o la Regione?
- Chi gestirà la linea in futuro?
E’ bene ricordare che allo stato vi è un contratto di servizio valido tra Regione e Trenitalia.
Manca il coraggio di decidere, ma soprattutto manca la volontà politica: vi sono due ipotesi di lavoro:
1) La regionalizzazione della linea a costo zero e l’affidamento del servizio in house, soluzione che prediligiamo e che valorizzerebbe la specialità della nostra regione.
In questo caso la manutenzione ordinaria della linea passerebbe in capo alla Regione, la quale però non dovrà più riconoscere alcun pedaggio a RFI (circa 1milione di €/anno) e potrà affidare il servizio all’impresa ferroviaria che vorrà (es. FUC, Trenitalia ecc.).

2) La riattivazione della linea a spese di RFI, così come stabilito dall’attuale legge (costo stimato in 3,5 milioni di €) e riattivazione del servizio ferroviario in base al vigente contratto di servizio con Trenitalia, rimodulando i km/treno e gli orari in maniera da rendere il servizio più appetibile.
In questo caso l’onere della manutenzione della linea resterebbe in capo a RFI, mentre la Regione pagherebbe il corrispettivo dovuto a Trenitalia in base al contratto di servizio (che comprende anche il costo del pedaggio a RFI).

L’unico aspetto positivo emerso dall'incontro di ieri è stata l’intenzione è di riaprire il tratto Maniago-Sacile solamente per il trasporto pendolari, mentre l’intera linea sarà riattivata con finalità turistiche e quindi nei fine settimana e d’estate. Troppo poco dopo anni e anni di attesa però …

domenica 17 gennaio 2016

Ferrovia Gemona-Sacile, l'ora della verità. Martedì 19 verrà presentato lo studio di fattibilità

Articolo di Giulia Sacchi pubblicato dal Messaggero Veneto in data 15.01.2016. L'ora della verità sulla riapertura della ferrovia Sacile-Gemona, chiusa da luglio 2012, è arrivata.
Dopo una lunga attesa, lo studio di fattibilità per la riattivazione e il rilancio della tratta toglie i veli.
Alle 17 di martedì, al museo Coricama di Maniago, è in programma l'incontro, cui parteciperà l'assessore regionale Maria Grazia Santoro, per presentare agli amministratori locali gli esiti finali dello studio realizzato da Ferrovie Udine-Cividale (Fuc) e concordare le prossime azioni da intraprendere.
Una prima presentazione ai sindaci è già stata fatta in un confronto riservato tenutosi la scorsa estate.
Ora è arrivato il momento di scoprire del tutto le carte. Uno dei dati emersi da quel primo vertice era che soltanto la riapertura del tratto Maniago-Sacile pareva essere sostenibile. Questo aveva fatto sollevare alcuni interrogativi: da capire in primis perché sia stata giudicata sostenibile la riapertura solamente di quel tratto e non, per esempio, sino a Cavasso Nuovo o Meduno, comuni tra l’altro posti a breve distanza da Maniago.
Rispetto al ripristino dell'intera tratta, e quindi da Sacile a Gemona, a novembre erano già stati snocciolati dati di grande importanza. Per farla ripartire immediatamente servirebbero 3 milioni 500 mila euro. Altri 36 milioni, invece, andrebbero investiti nei prossimi 15 anni per renderla completamente operativa. Si parla anche di un milione 600 mila euro di manutenzioni annuali sulla linea. In cantiere, diversi interventi che riguardano sicurezza, ricalibratura dei binari e della linea e segnaletica, ma soprattutto la manutenzione dei 54 passaggi a livello che caratterizzano il percorso.
Il costo di gestione, invece, ammonterebbe a 3 milioni 600 mila euro, di cui un milione 400 mila derivanti dagli introiti ottenuti dalla vendita dei biglietti. I restanti 2 milioni 200 mila deriverebbero dalla stipula dell’accordo tra Regione e il futuro possibile gestore. L’obiettivo ipotizzato dallo studio di fattibilità è quello di raggiungere 1,1 milioni di utenti l’anno entro il 2030, offrendo loro 14 corse al giorno.
Da ricordare che, a dicembre, la Regione ha approvato uno schema di accordo quadro con Rfi propedeutico alla messa a gara dei servizi ferroviari regionali e finalizzato ad assicurare la necessaria capacità infrastrutturale, una volta effettuato l'affidamento al nuovo gestore.
Nell'intesa è inserita la Sacile-Gemona, per cui è prevista sin da ora l'integrazione coi relativi servizi, attivabili nel momento in cui si renderanno reperibili le risorse per consentire il ripristino della circolazione.
Un aspetto che conferma la volontà della Regione di riattivare la tratta. Amministratori e pendolari, comunque, continuano a essere convinti che la ferrovia debba essere sfruttata con finalità turistiche e non soltanto per il trasporto passeggeri, prendendo come modello anche progetti avviati in altri Paesi europei.
Martedì, Regione e Fuc potranno dare risposte più esaustive. L'attesa è elevata, considerato che la battaglia per la riapertura della tratta ha visto lottare fianco a fianco, in questi tre anni, sindaci, amministratori di enti superiori, pendolari e cittadini, il cui unico interesse è non perdere l'infrastruttura.

giovedì 14 gennaio 2016

Udine: Comune e PD contrari all'eliminazione dei passaggi a livello

Ha vinto il buon senso!
Finalmente la politica udinese e in particolare il PD ha preso finalmente le distanze dall'assurda crociata a del Comitato Antitreno.
Nel corso di un incontro a cui hanno partecipato l’Assessore regionale alla Mobilità, Mariagrazia Santoro, l’Assessore comunale alla Mobilità di Udine, Enrico Pizza, il Vicesindaco Carlo Giacomello e alcuni rappresentanti del PD locale, si è chiarito che il Comune di Udine è contrario all'abolizione dei passaggi a livello nella zona Est della città.
L’Assessore Enrico Pizza ha sottolineato che con il piano della mobilità urbana “si immagina nel futuro un sistema di metropolitana leggera” che si traccia già nelle tratte attorno alla citta, nei percorsi che collegano Cividale a Udine ma anche a Codroipo, Palmanova a Gemona. Pizza ha anche fatto il punto sull'inquinamento della zona, ricordando che “abbiamo installato le centraline dell'Arpa per verificare la qualità dell'aria. Sono stati analizzati i dati raccolti in un intero anno e non ci sono differenze rispetto ad altre zone città”.
L’Assessore Santoro ha poi evidenziato il lavoro svolto dalla Regione, “la quale si è mossa con decisione con Rfi per eliminare i cosiddetti colli di bottiglia, ottenendo importanti risorse economiche per sopperire a carenze sulle linee e fornire i mezzi per migliorare il trasporto ferroviario regionale. Il tema di Udine è da subito apparso centrale al punto da ottenere il finanziamento di 10 e poi di 50 milioni di euro e così dal 13 dicembre scorso, con il cambio orario invernale, quasi la totalità dei treni merci è stata deviata via cintura. Allo stesso modo è stato precisato che in fase di gestione alcuni merci transitano ancora per questioni di ordine tecnico, legate alla composizione dei convogli. Dati alla mano, dal 13 dicembre 2015 al 6 gennaio 2016 sono transitati solo l'8.6% dei treni merci nella tratta interna alla città di Udine”.
L’Assessore Santoro ha sottolineato che ora è in fase di avvio il secondo step del progetto che prevede la dismissione dello scalo di Udine Parco, il quale occupa un'area considerevole nella prossimità di via Buttrio e l'apertura a Udine Sud di una nuova stazione a Cargnacco e un nuovo scalo che sarà finanziata da Abs e Ziu (stanziati in finanziaria 1 milione e 600 mila euro per l'acquisto e l'avvio della progettazione). I lavori dovrebbero essere inaugurati nel 2017.
La parola fine sulla vicenda l’ha messa il Vicesindaco di Udine Carlo Giacomello, il quale ha precisato che si “manterranno i passaggi ferroviari in città, lavorando per migliorarne l'efficienza, questa è la strada giusta per contribuire al futuro della città, dando ai cittadini ciò di cui hanno bisogno. Infatti - ha concluso - accanto alle esigenze dei comitati cittadini che chiedono l'eliminazione totale dei passaggi in città, che abbiamo sempre ascoltato e che continueremo ad ascoltare, dobbiamo tener conto anche delle legittime richieste dei comitati dei pendolari che, viceversa, sono da sempre contrari allo spostamento dei treni passeggeri
Ha prevalso il buon senso su provincialismo imbarazzante e sull’assurda pretesa di un manipolo di residenti dalla visione "immobiliar-patrimoniale" che volevano anteporre interessi meramente personali a quelli della collettività.
Se poi teniamo conto della critica ambientalista, la questione sfiorava il grottesco.
Da sempre siamo favorevoli all’eliminazione del “collo di bottiglia” costituito dallo scollegamento funzionale delle stazioni di Udine Parco e Udine Centrale, il quale è causa di un aumento dei costi e dei tempi di manovra, nonché allo spostamento di tutti i treni merci lungo la linea di cintura fuori città.
Siamo invece contrari all'eliminazione della linea Bivio Vat-Udine Centrale e allo spostamento del traffico passeggeri lungo la linea di Cintura, in quanto sotto il profilo ferroviario si tratta di un’opera insensata per vari motivi:
1) la linea di cintura è un falso “doppio binario” e di fatto lo spostamento di tutto il traffico conseguirebbe la creazione di un mega ingorgo proprio all’imbocco della stazione di Udine;
2) l’andamento curvilineo della linea di cintura limita la velocità dei treni a 60 km/h., determinando un significativo aumento dei tempi di percorrenza (circa 10 min.) visto anche l’allungamento del percorso (4 km);
3) l’allungamento del percorso determinerebbe inoltre un aumento delle tariffe per gli utenti e anche per la Regione, la quale sarebbe onerata di un aumento dei costi del contratto di servizio con Trenitalia, nonché un aumento dei pedaggi richiesti da RFI.
Tutto ciò conseguirebbe un generale calo dell’attrattività, competitività e sostenibilità economica del trasporto ferroviario.
Rammentiamo che la nuova linea Pontebbana, inaugurata nel 2000, è costata la bellezza di 1000 miliardi di Lire ed è stata progettata per far viaggiare oltre 200 treni al giorno; oggi la linea è sfruttata solo per il 40% del suo potenziale nonostante risulti parte dell’asse strategico del Corridoio Europeo Baltico Adriatico.
La Pontebbana da Bivio Vat a Udine resterà pertanto una ferrovia e non verrà dismessa, né verrà realizzata nessuna pista ciclabile.
Si è cercato di cavalcare e strumentalizzare ad arte questa triste vicenda solo per interessi personali, come ben sottolineato dal Presidente del Cordicom, che ha accusato senza mezzi termini il portavoce del Comitato Antitreno, Matteo Mansi (consigliere comunale di Udine), di utilizzare la questione dei passaggi a livello solo per fare propaganda elettorale.
Messa la parola fine sulla vicenda invitiamo il consigliere Mansi ad impegnarsi concretamente per migliorare la situazione della città, interessandosi ad esempio alla situazione di degrado in cui versa la stazione di Udine, prima stazione del FVG con oltre 8 milioni di passeggeri l'anno.
Basti pensare che i viaggiatori che escono dalla stazione non dispongono neppure di un passaggio pedonale per attraversare in sicurezza il piazzale esterno e sono costretti a zigzagare tra autobus e taxi a loro rischio e pericolo.
Ma ovviamente ciò non interessa al consigliere visto che i pendolari non votano a Udine !

lunedì 11 gennaio 2016

Campagna "Bike the Nobel" di Caterpillar

Con convinzione abbiamo aderito lo scorso settembre al network “In sella al treno”, promotore della "Carta di Chiusaforte".
Il network raccoglie varie associazioni e realtà imprenditoriali locali, tra cui FIAB, Ferrovie Udine-Cividale (FUC), UISP, Bikeways, Tourism_net.fvg, Ciclo Assi Friuli, Comitato Pendolari Alto Friuli e Legambiente, le cui attività sono finalizzate a promuovere il cicloturismo e l’intermodalità treno+bici.
Grazie all’iniziativa del dinamico Amministratore di FUC, Maurizio Ionico, il network ha recentemente aderito all’iniziativa di Radio2 CaterpillarBike the Nobel”.
Caterpillar ha lanciato una candidatura molto speciale per il premio Nobel per la Pace 2016: quella della bicicletta.
La trasmissione condotta da Massimo Cirri e Sara Zambotti, in onda dal lunedì al venerdì alle 17.30, ha infatti deciso di proporre come prossimo candidato al premio per la Pace proprio il mezzo a due ruote più usato del mondo.
Per sostenere questa ambiziosa candidatura è sufficiente sottoscrivere on line la petizione cliccando
I motivi della candidatura della bici al Nobel sono molti: la bicicletta è il mezzo di spostamento più democratico a disposizione dell’umanità, non causa guerre, non inquina, fa bene al corpo e alla mente.
Invitiamo tutti a sottoscrivere la petizione, aderendo a questa nobile iniziativa, la quale è solo la prima di questo 2016, che vedrà il network “In Sella al Treno” protagonista in altre iniziative che promuoveranno il viaggio lento e l’intermodalità treno+bici.

domenica 3 gennaio 2016

E' arrivato il "General inverno"

In un inverno anomalo come quello attuale si sperava di non assistere alle scene di un film già visto.
Ieri sera per la gioia di albergatori e turisti ha finalmente nevicato in montagna (solo 5-10 cm), nulla di eccezionale rispetto alla nevicata del gennaio 2014 (a cui si riferiscono le foto) quando la circolazione ferroviaria venne persino interrotta a causa dell'intensa coltre di neve caduta sui binari (oltre 1 metro).
La neve non è caduta solo in Alto Friuli ma anche a Trieste, la quale è stata sferzata anche dalla bora, che ha bloccato di fatto la città. 
Le condizioni meteo nel corso della prima mattinata di domenica hanno pesantemente condizionato la circolazione ferroviaria da Monfalcone a Trieste. L'IC 735 Ve-TS è stato infatti bloccato in linea a causa del ghiaccio e "rimorchiato" con una motrice diesel, maturando così un ritardo di 123 minuti. 
Questo è stato l'inizio dell'interruzione della linea; molti treni sono stati infatti cancellati e sostituiti con bus sostitutivi da Monfalcone a Trieste, altri hanno subito invece pesanti ritardi:
- R. 20963 UD-TS ritardo 44 minuti e cancellato da Monfalcone a TS.
- R. 2446 VE-TS ritardo 51 minuti.
- R. 20957 UD-TS cancellato da Monfalcone a TS.
- R. 20967 UD-TS ritardo di 73 minuti e cancellato da Monfalcone a TS.
- R 2203 VE-TS  cancellato da Monfalcone a TS.
- R. 2205 VE-TS ritardo di 81 minuti e cancellato da Monfalcone a TS.
- R 2207 VE-TS cancellato da Monfalcone a TS.
- R. 2848 TS-VE ritardo di 39 min. e cancellato da TS a Monfalcone
- R 2210 TS-VE ritardo di 38 min. e cancellato da TS a Monfalcone
- R 2212 TS-VE cancellato da TS a Monfalcone. - R. 2682 TS-VE cancellato da TS a Monfalcone.
La situazione si è man mano regolarizzata nel primo pomeriggio.
Regolare invece la circolazione dei treni della linea 15 (Trieste-Cervignano-UD-Tarvisio), i quali non sono stati oggetto ne a limitazioni di percorso ne a ritardi.
Le condizioni meteo, ampiamente previste, non costituiscono però nulla di straordinario per Trieste e per la nostra regione e nonostante ciò continuano purtroppo a verificarsi guasti all'infrastruttura ferroviaria a causa del ghiaccio e del gelo, denotando una certa fragilità della rete. 
Fortunatamente la giornata festiva e soprattutto il periodo di vacanza ha limitato i disagi agli utenti: l'augurio è che domani, quando molti uffici e fabbriche riapriranno, l'organizzazione di RFI e Trenitalia sappia far fronte alle condizioni meteo di questo inverno finalmente "normale", visto che le previsioni annunciano ancora deboli nevicate e gelo su tutta la regione.