Blog dedicato ai pendolari e ai viaggiatori delle linee ferroviarie Tarvisio Boscoverde-Udine-Cervignano-Trieste Centrale e Gemona del Friuli-Sacile (Ferrovia Pedemontana del Friuli).

martedì 11 aprile 2017

Incontri speciali in Pedemontana: Milvio l'ultimo capostazione di Meduno

Articolo di Andrea Palese
Domenica abbiamo festeggiato con tutto lo staff dell’organizzazione il successo della “Giornata Nazionale della ferrovie non dimenticate”, una manifestazione che ha dimostrato come la Pedemontana aspetti con affetto e tante aspettative il ritorno del treno.
La festa era programmata a Meduno, dove per caso, grazie all’amico Mauro Giannelli, ho incontrato il signor Milvio Saura.
Milvio è un ex ferroviere che ha trascorso la sua vita sui binari, tra il Piemonte, dove la sua famiglia era emigrata da Meduno e il Friuli, dove si è sposato.
Da tempo ero entrato in possesso di un suo quaderno di racconti intitolati “A mute rotaie … parlano i ricordi”, una ventina di pagine nelle quali l'autore narra i ricordi di una vita trascorsa sulle rotaie.
Una passione di famiglia, visto che anche il papà di Milvio era ferroviere.
E’ stato emozionante ascoltare dal vivo la sua esperienza, da quando dopo aver vinto il concorso di “conduttore” ha incominciato a prender servizio lungo la linea Torino-Chivasso-Aosta, fino all’avveramento del sogno, tornare nel suo Friuli a lavorare proprio lungo quella linea che da ragazzo percorreva per tornare nel paese natio dei suoi avi.
Dopo una breve parentesi trascorsa in servizio presso il Dipartimento Viaggiante di Udine, che gli ha permesso conoscere le linee del Friuli, il ritorno alla amata Gemona-Sacile; prima a Cornino e poi dal 1977 al 1989 a Meduno.
I racconti di Milvio sono affascinanti, ricordi dettagliattissimi di com’era la Gemona-Sacile, e com'è cambiata, da linea a binario unico gestita col sistema della Dirigenza Unica, a ferrovia moderna grazie all’avvento della tecnologia e dei nuovi sistemi di sicurezza.
Un racconto romantico dal quale traspare tutta la passione per la ferrovia e per il suo Paese, come il ricordo del primo fonogramma con il quale Milvio comunicava al Dirigente Unico “assumo servizio”; poi i protocolli di sicurezza del tempo, le modalità di utilizzo del telefono, i fonogrammi al Dirigente Unico, i turni di servizio con la grande stufa posta nel mezzo dell’ufficio a riscaldare gli inverni rigidi. Poi i ricordi man mano si focalizzano su come la stazione era strutturata ed organizzata.
Meduno diventa il centro dei flashback di Milvio, che vive oggi proprio a quattro passi dalla sua stazione dove per 12 anni ha prestato servizio.
La memoria spazia dalle quotidianità spicciole, da quando l’agente aggiornava il cambio data della macchinetta che timbrava i biglietti, alle scorte dei biglietti pronti ad essere venduti a tanti emigranti o agli operari e agli studenti, alla cabina dove era posizionato il banco leve che comandava l’apertura e la chiusura dei segnali semaforici, all’argano con manovella che permetteva il funzionamento del vicino passaggio a livello.
Uno spaccato di cos’era la Pedemontana vista dagli occhi del ferroviere, ma soprattutto di una persona innamorata del suo lavoro.
E con questo spirito che negli anni ’80, Milvio e i suoi colleghi hanno ottenuto il “diploma di abbellimento”, trasformando la stazione in un’accogliente oasi per chi ci transitava, addobbando gli spazi ferroviari con vasi di oleandri, geranei e fiori colorati, curando in maniera maniacale il prato delle due grandi aiuole che costeggiavano i binari.
Oggi la stazione di Meduno è abbandonata, così pure l’ampio scalo dove i treni incrociavano, con la natura che si è ripresa a forza gli spazi un tempo espropriati dall’uomo.
Gli oleandri sono diventati enormi e testimoniano la vita che fu e dalle parole di Milvio traspare un po’ di delusione: “ad anni di distanza, non mi reputo molto soddisfatto vedendo com’è ridotta la stazione, provo una grande delusione per le nostre fatiche così sepolte”.
Parliamo un po' di tutto, spaziando negli anni e il racconto passa alla fase del rinnovamento della ferrovia, con l’avvento dell’elettrificazione degli impianti scambi, dei passaggi a livello centralizzati, dell’ammodernamento del piano binari con la sostituzione delle vecchie traversine in legno con quelle in cemento precompresso e con l’abbandono delle stazioni da parte del personale fs che in gergo diventavano “stazioni impresenziate” a fronte dell'istituzione del DCO a Pinzano.
Con la chiusura delle stazioni anche chi ci abitava iniziò ad abbandonare quegli spazi, tranne a Meduno, dove una signora, collega di Milvio, vedova con cinque figli, continuò ad abitare un alloggio, rimanendo per anni l’unica presenza umana in quella stazione.
Storie d'altri tempi, ma il ricordo di quella presenza è ancora vivo nella mia mente, avendo avuto il piacere di conoscere quella signora nel novembre 2012 in occasione della manifestazione della Staffetta “Treni-taglia ridacci il nostro treno”.
Un incontro inaspettato, ma speciale così come quello con Milvio, l’ultimo capostazione di Meduno, che non ha mai però abbandonato la passione per la ferrovia.
Diventato nonno in pensione ha continuato a frequentare la sua stazione, portando a passeggio i nipotini, aspettando il transito di quel nuovo treno dal nome stravagante (Minuetto) che aveva sostituito le vecchie littorine e raccontando loro, quasi fosse una favola nell'immaginario dei bambini, che tanti anni addietro lì dentro lavorava.
Il racconto termina con i recenti fatti: lo svio del Minuetto, la chiusura della linea e la perdita dell’amico treno. “Anche l’ultima luce, quella dell’appartamento della signora collega, la generosa dispensatrice di caffè, se ne è andata … per sempre, salendo sull’ultima vettura di quel treno immaginario della vita”.
Restano le passeggiate di Milvio con i nipoti, uniche anime che continuano ad animare ogni tanto quei luoghi.
Ricevo una telefonata che mi ricorda l’appuntamento per la cena; è tempo di andare, così beviamo un ultimo bicchiere e mangiamo un biscotto squisito fatto dalla moglie di Milvio.
Un cin cin alla Pedemontana, prima di lasciarci, ricordando la gloriosa linea che fu,  dal futuro ancora incerto, ma carico di aspettative positive.
Prima di lasciarci chiedo a Milvio una dedica su quel quaderno di racconti che custodivo gelosamente da tempo, che ho fatto rilegare per non sciuparli:  “Al sig. Palese, con l’augurio che possa togliere la ruggine”.
Quasi mi commuovo, lo ringrazio invitandolo al 2018 in stazione a Meduno quando la campanella tornerà a suonare e le sbarre del vicino passaggio a livello si richiuderanno nuovamente per permettere il passaggio dell'amato treno, quella littorina che tutti noi sognamo e che siamo certi tornerà presto a togliere la ruggine dai binari, oggi pieni di ricordi e di malinconia di una ferrovia mai dimenticata.
Un incontro speciale quello con Milvio, ultimo capostazione di Meduno, ferroviere d'altri tempi e amante di questa splendida Terra.
Andrea Palese

1 commento:

snait ha detto...

Compliments !