Finalmente dopo tante discussioni e dibattiti si mette nero su bianco con una proposta pratica e di buon senso per il recupero della ex ferrovia Carnia-Tolmezzo.
Il fatto che siano gli Amministratori locali, compatti ad avanzare la proposta alla Regione (che ha sempre tentennato al riguardo) è già di per sé una notizia.
La proprietà della linea (il Consorzio Industriale Cosint) non ha mai nascosto che la questione fosse diventata quasi un peso.
Il sogno di rivedere riaperta la Carnia-Tolmezzo (chiusa dal 1960) pare impossibile visto lo scarso bacino, la limitatezza della tratta (meno di 10 km), i costi proibitivi e la mancanza di volontà da parte della proprietà.
Come per la Vecchia Pontebbana, la Carnia-Tolmezzo potrà rivivere come ciclopista, dando una nuova e moderna forma di sviluppo al Territorio, sfruttando la ciclovia AlpeAdria, diventando la porta di accesso della Carnia, oggi solo sfiorata dal fenomeno del cicloturismo.
Agli appassionati ferroviari l'idea non piacerà certamente, ma se lo stesso Territorio, con i Sindaci compatti, propongono questa soluzione, ci si deve rassegnare che non è possibile vivere di amarcord.
Agli appassionati ferroviari l'idea non piacerà certamente, ma se lo stesso Territorio, con i Sindaci compatti, propongono questa soluzione, ci si deve rassegnare che non è possibile vivere di amarcord.
Articolo di Tanja Ariis pubblicato dal Messaggero Veneto il 26 aprile 2017
I Sindaci dell’Uti Carnia: una pista ciclo-pedonale sulla vecchia ferrovia
TOLMEZZO. L’assemblea dei sindaci dell’Uti della Carnia ha approvato all’unanimità un odg con cui chiede alla Regione di trasformare la tratta ferroviaria dismessa Carnia-Tolmezzo in pista ciclo-pedonale e di realizzare una ciclovia Villa Santina-Ampezzo.
Nello specifico con tale documento l’assise carnica (19 sindaci presenti su 24 ,assenti quelli di Comeglians, Forni di Sopra, Paluzza, Paularo, Sauris) chiede alla giunta regionale, e in particolare alla presidente Serracchiani e agli assessori Santoro e Bolzonello, l’inserimento, con la massima priorità, nella Rete delle ciclovie di interesse regionale (ReCir) della tratta Carnia-Tolmezzo, con conseguente attribuzione di un capitolo di spesa per il finanziamento dell’intervento di riuso e valorizzazione del sedime ferroviario dismesso, individuando quale soluzione preferibile, sia sotto il profilo tecnico-finanziario, sia sotto il profilo della desiderabilità sociale, la sua trasformazione in pista ciclo-pedonale. È chiede il finanziamento dell’opera di completamento della tratta Villa Santina-Ampezzo sulla ciclovia del Tagliamento già ricompresa nella ReCir.
La richiesta sulla Tolmezzo-Carnia proviene da anni da molti cittadini e amministratori, in termini di sviluppo basato sul turismo sostenibile e di necessità per gli stessi residenti di infrastrutture per la mobilità e il tempo libero.
L’Uti della Carnia eredita dall’ex Comunità Montana 60 chilometri di piste tra Cavazzo Carnico, Tolmezzo, Villa Santina, Ovaro, Arta Terme e Treppo Carnico e strade sistemate per eventi sportivi di interesse nazionale, come il Giro d’Italia. Tra le idee progettuali segnalate dai Comuni, nell’elaborazione del Piano dell’Uti, diverse proposte riguardano nuove piste ciclabili (prosecuzione della ciclovia che risale la Val Degano e la Val Pesarina e il suo raccordo, attraverso la Val Calda,con la diramazione che risale la Valle del But).
Sulla tratta Carnia-Tolmezzo vi è il consenso dei Comuni di Amaro e Tolmezzo e del Cosilt, proprietario dell’infrastruttura.
I 19 sindaci fanno notare nell’odg come il riuso a fini di pista ciclabile della linea ferroviaria inutilizzata «permetterebbe di collegare la Ciclovia Alpe Adria con tutta la rete delle piste ciclabili della Carnia, garantendo ai già significativi flussi turistici ulteriori opportunità di accesso e scoperta del territorio delle aree interne».
Persino negli incontri con la popolazione in Carnia sul Piano paesaggistico regionale è emerso un interesse diffuso al progetto di utilizzo del sedime ferroviario dismesso Tolmezzo-Carnia quale pista ciclo-pedonale. Pure lo studio di fattibilità realizzato dal Cosilt nel 2015 e 2016 sui possibili scenari di riuso e trasformazione di quella tratta la indica quale soluzione preferibile.
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