Blog dedicato ai pendolari e ai viaggiatori delle linee ferroviarie Tarvisio Boscoverde-Udine-Cervignano-Trieste Centrale e Gemona del Friuli-Sacile (Ferrovia Pedemontana del Friuli).

lunedì 14 novembre 2011

Pendolare risarcita: Roberta ha vinto la sua battaglia

L’esempio, se venisse seguito, potrebbe avere conseguenze devastanti per Trenitalia. Ma aprirebbe orizzonti di riscatto a centinaia di migliaia di pendolari costretti a iniziare e a finire le loro giornate pigiati sui convogli del trasporto pubblico, tra sporcizia e ritardi.
Un giudice di pace di Milano, con una sentenza probabilmente senza precedenti, ha condannato le Ferrovie dello Stato a risarcire integralmente il costo dell’abbonamento ad una pendolare che aveva fatto causa all’azienda, lamentando le condizioni intollerabili del servizio offerto. E che il giudice nella sentenza definisce «gravemente umilianti».
la pendolare ha vinto la sua battaglia rompendo l’incantesimo maligno che lega quotidianamente migliaia di pendolari che si riversano quotidianamente su una delle tratte classiche del trasporto locale lombardo: da San Zenone al Lambro a Milano-Rogoredo, meno di venti chilometri che tra le sei e le otto del mattino i convogli di Trenitalia dovrebbero percorrere in ventuno minuti. Ma nella denuncia presentata dalla signora, dopo anni di su-e-giù dal capoluogo, quei ventuno minuti sono quasi un’eccezione: il treno da San Zenone parte un po’ quando gli pare, e altrettanto imperscrutabili sono gli orari dell’arrivo. E quando anche il treno non è in ritardo, sono le condizioni igieniche e di sovraffollamento dei vagoni, secondo il racconto della signora, ad essere difficilmente accettabili.
Per un bel po’ la viaggiatrice ha subìto, limitandosi a partecipare al brontolìo dei suoi compagni di sventura. Poi ha deciso di passare alle vie legali e il giudice le ha dato ragione, condannando Trenitalia non solo a restituirle i 500 euro dell’abbonamento, ma anche a risarcirle i danni esistenziali provocati dallo sballottamento.
Roberta Migliorini 36 anni di Casalmaiocco ha vinto così la sua battaglia contro Trenitalia, grazie alla sua testardaggine e all’azione dell’avvocato Angelo Musicco, la pendolare del Sudmilano ha avuto la soddisfazione di veder riconosciuti i suoi diritti: i treni devono essere puntuali e puliti.
«La nostra battaglia - racconta Roberta - è partita due anni fa. Abbiamo costituito un comitato informale di pendolari, avviato un blog e tartassato la stampa di denunce. L’avvocato ha letto le nostre petizioni e ci ha chiesto se eravamo interessati a fare causa. In due abbiamo accettato e nel mio caso posso dire che ce l’abbiamo fatta. L’altro caso, invece, non è ancora arrivato a sentenza. Quando l’ho saputo ero contentissima. Era una questione di principio, eravamo arrivati all’esasperazione. C’è stato un momento in cui ho temuto di non riuscire, per la sproporzione degli strumenti messi in campo, da noi e da Trenitalia. Invece, grazie al mio avvocato, che è stato bravissimo, ce l’abbiamo fatta». Davanti al giudice sono finiti 30 ritardi, contati nel solo mese di dicembre 2008 e nella primavera 2009, oltre alle «condizioni indecenti di trasporto».
«Alle 7.30 - ricorda la Migliorini - mettevano dei treni cortissimi, così a Tavazzano erano già completamente pieni e quando arrivavano a San Zenone non si riusciva a salire. Adesso, invece, la tratta San Zenone-Rogoredo è diventata Lodi -Saronno ed è gestita dalle Trenord. È tutta un’altra vita: i treni sono sempre puliti e puntuali».
In sentenza il Giudice spiega l’avvocato Musicco ha riconosciuto in pieno la linea dell'Utente, atteso che «Trenitalia si è difesa appellandosi ad una legge del 1937, la cui normativa prevede che i treni dovevano trasportare i viaggiatori dal punto di partenza fino alla destinazione, a prescindere dalle modalità. Questo andava relativamente bene, quando le Ferrovie erano dello Stato, ma adesso ci troviamo davanti a una società per azioni. Per questo abbiamo fatto valere il codice del consumatore, che risale al 2005. Secondo questa norma chi eroga un servizio pubblico deve attenersi ai minimi livelli di qualità: nel caso in questione, non erano chiaramente soddisfatti. I vertici di Trenitalia, dall’amministratore delegato in giù, prendono milioni e milioni di stipendio: è lì che andrebbero fatti i tagli, non sui servizi».
Brava Roberta ! Complimenti ce ne vorrebbero tante altre Roberte per rompere questo incantesimo infernale !

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