Le recenti soppressioni di massa delle corse di venerdì 20, sabato 21, lunedì 23, martedì 24 e mercoledì 25 ottobre hanno scoperchiato il caso FUC, una situazione che a breve potrebbe collassare in considerazione delle molteplici difficoltà in cui naviga l’Impresa Ferroviaria regionale, nonostante le rassicurazioni dell’AD Maurizio Ionico.
LA PROTESTA DEI PENDOLARI: le soppressioni sono solo gli ultimi episodi di disservizio che hanno fatto infuriare i pendolari.
Dalle lamentele che abbiamo ricevuto da alcuni genitori di studenti-pendolari risulta che dal 2016 il servizio registra un generale sovraffollamento nel corso delle ore di punta, visto che le composizioni dei treni sono formate solo da due carrozze ed a Remanzacco sono già piene, costringendo in tanti a stare in piedi.
Senza contare quanto accaduto il 12,13 e 14 ottobre quando i convogli hanno viaggiato con una composizione ridotta ad una sola carrozza, costringendo in tanti non solo a stare in piedi ma perfino a terra.
Senza contare quanto accaduto il 12,13 e 14 ottobre quando i convogli hanno viaggiato con una composizione ridotta ad una sola carrozza, costringendo in tanti non solo a stare in piedi ma perfino a terra.
Le giustificazioni di Ionico non convincono affatto visto che se il contenzioso pendente con il fornitore Stadler è relativo alla manutenzione dei due treni ATR110, tale vertenza nulla ha a che vedere col resto del parco rotabile ed in particolare con le vecchie littorine ALn663, che da oltre un anno vengono utilizzate in sostituzione dei nuovi treni pagati dai Contribuenti della Regione.
Il problema riguarda quindi la programmazione delle manutenzioni e delle periodiche revisioni dell’intero parco rotabile di FUC.
Apprendiamo dalla stampa che l'officina FUC verrebbe utilizzata per sistemare locomotori di società esterne, persino locomotive a vapore e carrozze storiche, una notizia che se vera si commenta da sola …
A questo punto è lecito chiedere un intervento risolutore all’azionista Regione visto che la telenovela circa le revisioni dei mezzi e le promesse di Ionico non convincono più nessuno.
RIMBORSI: l’AD Ionico nel corso dell’incontro di lunedì con i Sindaci ha aperto alla possibilità di rimborsi per gli utenti che hanno subito i disservizi.
Un atto dovuto più che una semplice ipotesi vista la grave situazione di disagio patito dagli utenti e l’incapacità di FUC a gestire una semplice linea di appena 15 km, una delle più piccole d'Italia.
Un atto dovuto più che una semplice ipotesi vista la grave situazione di disagio patito dagli utenti e l’incapacità di FUC a gestire una semplice linea di appena 15 km, una delle più piccole d'Italia.
C’è in ballo il futuro del servizio fs lungo la Udine-Cividale che potrebbe essere sostituito dalla più economica gomma. Per questo è necessario pensare ad una rivisitazione generale del sistema, a partire da quello tariffario: basti pensare al caso dello studente di Remanzacco, che oltre a viaggiare in piedi a causa del sovraffollamento paga annualmente a FUC un abbonamento scolastico di € 266,05, al quale si somma il costo dell’abbonamento del bus urbano Saf per il tragitto Stazione-Centro Studi, altri 230 € per complessivi 496,05/annui.
Utilizzando invece la corriera Saf da Remanzacco lo studente pagherebbe 264,75 € per il tragitto sino a Udine Centro Studi, con un risparmio di ben 231,30 €/anno.
Questa è tuttavia solo un’ipotesi visto che a Remanzacco non esiste un servizio Saf utilizzabile negli orari scolastici.
Tratta
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Abbonamento
Annuale scolastico
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Tratta
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Abbonamento
Annuale scolastico
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Remanzacco-Udine (Fuc)
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€ 266,05
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Remanzacco -
UD Centro Studi (Saf)
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€ 264,75
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UD Stazione-Centro Studi (Saf)
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€ 230,00
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TOTALE
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€ 496,05
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€ 264,75
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Da anni è stata promessa dalla Regione un’integrazione tariffaria similare a quella Trenitalia/SAF in vigore lungo la direttrice Udine-Tarvisio. Ad oggi tuttavia solo ipotesi e promesse.
Ma i problemi per FUC non finiscono qui.
MACCHINISTI IN FUGA: da inizio anno sono una decina i macchinisti che hanno rassegnato le dimissioni, passando ad altra Impresa Ferroviaria; entro fine anno le uscite potrebbero aumentare visto che altri due o tre potrebbero andare in pensione, mentre altri sarebbero pronti a fare le valigie ed a passare alla concorrenza dove lo stipendio è migliore e garantito da un diverso contratto di lavoro.
Un danno significativo per l’Azienda visto che formare un macchinista costa denaro e tempo e che ogni uscita determina un impoverimento del patrimonio aziendale.
Per coprire i buchi d’organico, pare che FUC ora sia costretta a servirsi di personale distaccato da altre società ferroviarie, nonché della collaborazione di alcuni "pensionati" che svolgono l'incarico di istruttori o altre mansioni di coadiuvamento del personale titolare.
Una situazione aberrante visto che la società, interamente partecipata dalla Regione, dovrebbe regolare le assunzioni mediante concorsi o selezioni pubbliche.
LA SICUREZZA DELLA RETE: la linea Udine-Cividale, a binario unico, è lunga 15 km e risulta sfornita del sistema di sicurezza Scmt (Sistema di Controllo Marcia Treno) presente altresì su tutte le linee nazionali e regionali RFI.
Da tempo la Regione ha finanziato un progetto di oltre 8 milioni per adeguare il sistema di sicurezza della linea, diventato una priorità nazionale soprattutto dopo l’incidente di Manduria che ha evidenziato tutte le pericolosità delle linee a binario unico sfornite del Scmt.
Anche lungo la linea friulana non sono mancati tuttavia preoccupanti episodi di quasi collisione, come quello denunciato sulla stampa a dicembre 2016.
E' bene sottolineare che il binario unico non è sinonimo di pericolo se l’infrastruttura risulta dotata del sistemi di controllo e delle tecnologie adeguate, come appunto il sistema Scmt, lo diventa invece se gestita con tecnologie anacronistiche come quella del blocco telefonico.
Anche il legislatore è intervenuto recentemente con il decreto legge n. 50 del 24.04.2017 mettendo a disposizione delle regioni ben 237 milioni del Piano Nazionale della Sicurezza Ferroviaria per la realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza delle linee minori.
A fronte di ciò la Regione FVG ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con il Ministero delle Infrastrutture con il quale s’impegna tramite FUC, o in difetto con RFI, a svolgere gli interventi necessari per la messa in sicurezza della Udine-Cividale entro il termine del 31.12.2019.
In particolare, l'intervento riguarda l'adeguamento impiantistico della linea agli standard di RFI e l'attrezzaggio tecnologico della linea con il Scmt, un sistema di sicurezza della marcia dei treni di ausilio al macchinista che fornisce il controllo della velocità massima ammessa, istante per istante, in relazione ai vincoli posti dal segnalamento, dalle caratteristiche dell'infrastruttura e dalle prestazioni del treno, sia in condizioni normali che di degrado.
Il costo dell’intervento è di 8.439.426 €, di cui 966.000 € a carico dello Stato, mentre la quota restante è coperta da fondi già impegnati sul bilancio regionale.
Da anni si parla di questo intervento, vedremo ora se FUC riuscirà a realizzare l’opera nei termini indicati, nel mentre la Regione ha già messo le mani avanti, non fidandosi della sua società ferroviaria, indicando nel Protocollo d’Intesa, RFI quale soggetto attuatore qualora FUC non rispettasse il cronoprogramma degli interventi.
IL DECRETO MADIA E LA LIMITAZIONE DELL’ATTIVITA’ MERCI: ulteriore problema è dato dall’applicazione del decreto Madia per le società in house che prevede la possibilità di svolgere attività libera (es. trasporto merci) nel limite del 20% del fatturato dell’attività sociale affidata dalla Regione, nonché la Direttiva UE n. 34/2012 che impone la netta separazione tra la gestione del servizio tpl da quella della rete ferroviaria.
Da ciò deriva la necessità di una forte rivisitazione generale della configurazione societaria e contabile di FUC al fine di conformarli alle nuove normative.
UN FUTURO INCERTO E PRECARIO nel quale risulta imbarazzante il silenzio dell'Assessore regionale competente, Mariagrazia Santoro, che non ha preso ancora nessuna posizione nei confronti di FUC, e peggio ancora, neanche una parola a difesa degli Utenti vessati.
Le dimissioni dei macchinisti e i problemi al parco rotabile dovrebbero far suonare forte un campanello dall’allarme alla politica regionale.
Assistiamo invece al declino di questa piccola società ferroviaria, che rischia l’implosione, dopo una gloriosa storia ultracentenaria.
Sono bastati infatti pochi anni di gestione da parte di manager non ferrovieri, ma con tessera di partito in tasca, per portare la situazione ad un punto di non ritorno.
FUC paga purtroppo essere diventata un “poltronificio”, che negli anni non ha saputo stare al passo del mercato.
In questo contesto c’è da chiedersi se è conveniente continuare ad investire soldi pubblici per la gestione di un servizio in house, incapace a programmare la manutenzione dei suoi mezzi lungo una linea di appena 15 km, ovvero se invece è più logico e conveniente affidare il servizio a gestori come RFI e Trenitalia, che offrono maggiori garanzie e competenze.
E’ dovere della politica svolgere una seria riflessione sul futuro di FUC ed è chiaro che se l'azionista unico Regione continuerà a fungere da mero bancomat, erogando 3,5 milioni/anno per garantire un servizio così modesto, il futuro non potrà che essere molto difficile.
Se vogliamo salvare questo patrimonio, il primo atto dovuto, è nominare un management ferroviario, capace e non legato ai partiti.
La ferrovia necessità di competenze e professionalità specifiche e di questo la politica deve prenderne atto, visto che non ci si può improvvisare ferrovieri dall’oggi al domani!
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