Un altro scontro fra treni su un binario unico in Puglia.
Stavolta si tratta di due convogli delle Ferrovie Sud Est sulla tratta Lecce-Otranto.
La dinamica dell’incidente ricorda quello avvenuto il 23 luglio del 2016 tra Andria e Corato, nel quale persero la vita 23 persone. Anche in questo caso l’impatto è avvenuto frontalmente tra due convogli, in prossimità dell’entrata in stazione, di Galugnano, frazione di San Donato, a pochi chilometri da Lecce, ragione per cui entrambi i treni procedevano a bassa velocità.
Risultano 11 feriti, tra cui un macchinista in servizio. A bordo dei treni c'erano un'ottantina di passeggeri, alcuni dei quali turisti.
E’ evidente che anche in questo caso le indagini dovranno soffermarsi sul comportamento degli operatori in servizio, poiché a distanza di un anno dall’incidente di Corato su molte linee
ferroviarie “concesse” si continua a viaggiare senza sistemi di sicurezza che compensino il possibile errore umano.
Purtroppo la strage di Corato non ha insegnato nulla, visto che si continua ancora a viaggiare su linee a binario unico sfornite del sistema di sicurezza Sctm (Sistema controllo marcia treno) e la sicurezza è garantita dal vetusto sistema del blocco telefonico.
Un problema che riguarda unicamente le linee minori, non di proprietà di RFI.
IL CASO PUGLIESE: dopo la strage di Corato, la rete ferroviaria e i servizi di trasporto di Ferrovie del Sud Est sono stati integrati nel Gruppo FS Italiane a fine 2016. A fronte di ciò il nuovo management di Ferrovie del Sud Est, nominato da FS Italiane, ha attivato un piano di interventi per l’adeguamento tecnologico e infrastrutturale dell’intera rete ex concessa.
Il piano prevede l’installazione dei più moderni sistemi di gestione e controllo del traffico ferroviario e di distanziamento in sicurezza dei treni: un investimento complessivo da oltre 50 milioni di euro.
"Quei fondi inutilizzati": è bene sottolineare che con la programmazione 2007-2013 dei Fesr (Fondi europei di sviluppo regionale) la Regione Puglia stanziò 83 milioni per la sicurezza ferroviaria, in particolare per il montaggio degli Scmt a bordo e a terra. Alle Ferrovie del Sud Est furono assegnati 36 milioni che la società ha utilizzato soltanto in minima parte, non avendo rispettato il termine di scadenza per l'utilizzo dei fondi.
IL CASO FRIULANO: la situazione pugliese tuttavia non è molto diversa da quella della Udine-Cividale, la quale aspetta da anni l’adeguamento infrastrutturale e in particolare l’installazione del sistema Scmt, per il quale sono già stati stanziati dalla Regione ben 8 milioni di euro.
E' bene sottolineare che il binario unico non è sinonimo di pericolo se l’infrastruttura risulta dotata del sistemi di controllo e delle tecnologie adeguati. Purtroppo assistiamo invece ad una strutturale difficoltà da parte di queste piccole imprese ferroviarie regionali a stare al passo dei tempi, considerata la necessità vitale di comprimere i costi.
Così invece di adottare sistemi tecnologici di controllo in telecomando ad esempio, si continua col vecchio sistema del blocco telefonico, assegnando al capotreno (visto che le stazioni sono quasi tutte impresenziate e la figura del capostazione praticamente non esiste più), ulteriori oneri e adempimenti.
Nel caso friulano poi non si comprende come non si riescano ad utilizzare i fondi già disponibili realizzando le opere che attendono da anni.
L’INTERVENTO LEGISLATIVO: la grave situazione infrastrutturale delle linee ferroviarie minori ha scaturito un recente intervento da parte del Governo il quale ad aprile ha prodotto il decreto legge n. 50/2017, che purtroppo non accelera la messa in sicurezza delle citate linee ferroviarie.
Anziché passare la gestione delle linee regionali ad RFI, il Decreto si limita ad individuare il Gestore (RFI) quale soggetto incaricato dell’adeguamento tecnologico delle linee ferroviarie in questione, lasciando ad una moltitudine di soggetti istituzionali – tra cui le Regioni stesse - la possibilità che dette linee possano essere conferite direttamente sotto la gestione di RFI.
La solita situazione di compromesso all’italiana che non risolverà nel breve i gravissimi problemi di sicurezza che insistono su buona parte delle linee ferroviarie regionali non gestite da RFI.
Nel mentre continuiamo ad incrociare le dita sperando nella buona sorte e nel fatto che qualche capotreno non si sbagli ...
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