Interventi di ripristino da una parte, con un investimento di 300 mila euro, e di smantellamento dall'altra. Lungo la linea ferroviaria Sacile-Gemona, Rfi sta mettendo in campo azioni che vanno in direzioni opposte e di cui la Regione non è a conoscenza.
A Meduno la società sta consolidando la parete di ghiaia franata sulle rotaie a luglio 2012 (lo smottamento ha causato il deragliamento del Minuetto e lo stop della linea), mentre lungo il tratto Cavasso Nuovo-Maniago sarebbe in atto lo smantellamento di alcune componenti dei binari. A denunciare la situazione, con anche le foto relative ai lavori medunesi, sono stati i Comitati dei Pendolari Alto Friuli e Sacile-Gemona nell'incontro con la Regione di venerdì, in cui sono stati discussi vari problemi della mobilità friulana.
I funzionari regionali, tra cui il direttore centrale delle infrastrutture Magda Uliana, hanno dichiarato di non sapere nulla in merito alle azioni intraprese da Rfi. Inoltre, nessuna risposta è arrivata dalla Regione sul futuro della ferrovia, nonostante la richiesta dei pendolari di inserire questo punto nell'ordine del giorno. Grande assente al tavolo la governatrice Debora Serracchiani, da cui i comitati attendevano precise risposte in primis sullo studio di fattibilità per il recupero e il rilancio della Sacile-Gemona.
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Al di là delle foto del cantiere medunese, il comitato Sacile-Gemona ha consegnato ai funzionari regionali una bozza di studio di fattibilità. La proposta è che il progetto venga finanziato con le risorse che la Regione sta risparmiando nel contratto per il servizio di trasporto su gomma, che sostituisce quello su rotaia. «Si potrebbe pensare pure di impiegare queste economie per abbattere i costi degli abbonamenti, che quest'anno sono aumentati - hanno suggerito i comitati -. Non è giusto che la Regione risparmi, mentre noi piaghiamo di più e siamo anche penalizzati dall'assenza del treno».
Articolo di Giulia Sacchi pubblicato sul Messaggero Veneto del 20.10.2013
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