Blog dedicato ai pendolari e ai viaggiatori delle linee ferroviarie Tarvisio Boscoverde-Udine-Cervignano-Trieste Centrale e Gemona del Friuli-Sacile (Ferrovia Pedemontana del Friuli).

venerdì 15 luglio 2016

Stazione Chiusaforte un esempio da esportare in Pedemontana

E’ senza dubbio il bicigrill più conosciuto del Friuli Venezia Giulia: si tratta dell’ex stazione ferroviaria di Chiusaforte, di recente riconvertita a bar e punto di ristoro per i cicloturisti della Ciclovia Alpe Adria.
L’idea geniale e di Fabio Paolini, attuale gestore e appassionato ferroviario, il quale ha ottenuto da RFI – proprietaria dell’immobile – in affitto i locali dell’ex stazione, dismessa nel 1995.
La struttura è formata da un bar con servizio di ristorazione, una sala relax con biblioteca, mostra fotografica, internet point ed angolo informazioni, un piccolo fabbricato allestito per il noleggio e la riparazione di biciclette ed infine, ancora all'esterno, i caratteristici servizi igienici propri delle stazioni ferroviarie di un tempo.
La stazione in questi primi anni di attività ha attratto migliaia di cicloturisti, provenienti da tutta Europa, grazie al suo accattivante stile architettonico ottocentesco e all’elevata qualità dei servizi offerti è divenuta ben presto il luogo di sosta prediletto lungo l’Alpe Adria.
Un esempio virtuoso di come valorizzare al meglio il patrimonio immobiliare ferroviario: un connubio bicicletta e ferrovia che ha permesso l’apertura di una nuova attività commerciale portando una ventata di aria nuova nel piccolo abitato del Canale del Ferro, riutilizzando locali fs che altrimenti sarebbero caduti nel degrado più assoluto.
Splendida è la saletta relax, attrezzata con una mini biblioteca, dove fanno bella mostra documenti e cimeli ferroviari, arricchiti da una curata mostra fotografica che percorre la storia della stazione e della vecchia ferrovia Pontebbana, oggi trasformata in pista ciclabile.
Il bicigrill sfrutta al meglio le potenzialità offerte dal treno Micotra che, due volte al giorno, copre la tratta Udine-Villaco, con fermate intermedie a Gemona del Friuli, Venzone, Carnia, Pontebba, Ugovizza-Valbruna e Tarvisio e degli altri treni regionali che servono la direttrice Trieste-Udine-Tarvisio, tutti attrezzati per il trasporto di biciclette, nonché quelle delle agenzie turistiche d'oltre confine e delle varie associazioni di cicloturismo, particolarmente attive sul nostro territorio.
Un esempio che potrebbe essere esportato anche lungo la Pedemontana, gran parte della quale è già servita dalla FVG3 (Ciclovia della Pedemontana), che collega Pinzano ad Aviano.
E’ da folli pensare di trasformare la linea ferroviaria Pedemontana in pista ciclabile, come continuano a proporre per mero populismo certi politici poco illuminati, visto che una ciclovia già esiste e potrebbe essere servita dalla vicina ferrovia.
Ma soprattutto è assurdo pensare che il turismo bastato sulla ciclovia FVG3 faccia a meno della ferrovia Pedemontana.
In ogni parte del mondo dove una ciclabile ha successo, dalla Merano-Malles, alla San Candido-Lienz, alla Ciclovia del Danubio, alla Alpe Adria, esiste una ferrovia a servizio dei cicloturisti.
Ferrovia e pista ciclabile vanno a braccetto, per questo la riattivazione della linea Gemona-Sacile, con un servizio di bici+treno permetterebbe senza ombra di dubbio di sfruttare al meglio le peculiarità della Ciclabile FV3, creando un percorso ad anello che va da Tarvisio a Gemona (sfruttando i flussi della Aple Adria) proseguendo per Sacile sino a Udine e ritorno.
Servono però strutture ricettive e bicigrill come quello di Stazione Chiusaforte: dove in Pedemontana è possibile copiare quest’esempio? Quali gli immobili ferroviari utilizzare?
E’ evidente che spetta ai Comuni e alla Regione creare le condizioni affinché si possa replicare il modello dell’Alpe Adria.
Basilare è però la riattivazione in tempi brevi della linea e la creazione di un vero “progetto economico territoriale”, che permetta il coinvolgimento di tutti i portatori d’interesse e in particolare delle categorie economiche.
Le potenzialità ci sono tutte: un Territorio ricco di attrattive storico-naturali, una ferrovia e una pista ciclabile. Manca purtroppo la volontà politica e l’intraprendenza imprenditoriale di alcuni privati.
Si impari, copiando i modelli che già funzionano altrove; per farlo basta prendere la bicicletta e andare a Stazione Chiusaforte per prendere coscienza con i propri occhi di una splendida realtà distante sole poche decine di km dalla Pedemontana.  

9 commenti:

Biagio ha detto...

Hai ragione Andrea, anche io spero che quanto prima il vecchio sedime della ferrovia venga convertito in pista ciclabile per replicare il successo di quella per Tarvisio.

Anonimo ha detto...

Varie cose lasciano di stucco nell'atteggiamento dei rappresentanti dei Pendolari della Tarvisio-Udine-Trieste.
La prima è il volere la riattivazione della Gemona Sacile al di là dei numeri. Io ricordo benissimo quando, durante la serata in stazione a Gemona, i rappresentanti dei pendolari assicuravano di non volere la riapertura della linea per un loro capriccio ma in base "ai numeri", che assicuravano esserci e giustificanti la riattivazione. Ora, la regione, col suo studio di fattibilità (mai reso pubblico, con tanti saluti al FOIA tanto sbandierato dal PD, partito della Serracchiani) che gronda conflitto di interessi qualsiasi sia la propria posizione sulla riattivazione della linea, qualche numero lo ha fornito. Numeri fuori da ogni logica, come ben argomentato da voi su questo sito. La morale è che sulla Gemona Sacile non esiste uno straccio di studio che ne confermi la sostenibilità economica; nessuno lo ha fornito. Io mi aspettavo che voi rappresentanti, che i numeri sostenevate ci fossero, ribatteste indicando dei dati, ovviamente approssimativi, secondo voi più realistici, sui quali poter ragionare. Invece nulla. Insomma i numeri sostenevate ci fossero ma si aspettava il risultato dello studio di FUC, poi lo studio si è rivelato un assegno da 40 mila Euro gettato nello scarico e allora si è ripiegato sul chiedere la riapertura della linea "a gran voce" ma senza alcun sostegno numerico. Rimane l'unica domanda a cui è necessario rispondere per ragionare sul futuro della Gemona Sacile: è utile riattivare il servizio ferroviario sulla tratta? Qual'è il rapporto tra costi e benefici rispetto all'attuale servizio di autobus (che si presume possa anche essere migliorato)?

Data questa premessa, è ovvio che osteggiate la realizzazione della ciclovia sul sedime della Gemona Sacile: se ci passassero le bici, addio treno. Voi considerate folle questa idea della ciclabile, perchè complessa da realizzare e costosa.
Sulla complessità non ho dubbi: la linea è di RFI, la dovrebbe cedere alla regione e questa dovrebbe appaltare i lavori. Sull'onerosità neanche, ma questa va comparata con il costo della riapertura e dell'esercizio della linea ferroviara: decine di milioni in prima battuta e un costo annuo, per l'intera linea di 3.6 Milioni, coperti in minima parte dai ricavi da biglietto (ovviamente in misura minore di quanto prospettato dalla regione, dato che il traffico non sarebbe mai quello che è stato ipotizzato). Anche qui, si tirino fuori dei numeri: ad esempio, quanto è costata la riconversione della ex pontebbana in pista ciclabile al km? Si possono ottenere delle indicazioni sulla riconversione della Pedemontana?

E' possibile che il discorso sia affrontato con un minimo di raziocinio?

Altro punto saliente delle argomentazioni espresse su questo sito è che una ciclabile per funzionare debba correre nei pressi di una ferrovia. Quindi non si potrebbe procedere alla riconversione ma bisognerebbe sfruttare la FVG3 che corre vicino alla pedemontana.

L'argomento è fallace per due ragioni, a mio avviso. Il primo è che la nuova ciclovia sarebbe comunque servita dal treno nei suoi punti terminali, Gemona e Sacile. Inoltre non è detto che per forza debba passare nelle immediate vicinanze di un stazione: sarebbe sufficiente che sia garantito un servizio di trasporto da determinati punti della ciclabile a una stazione ferroviaria. Ad esempio, non serve che a Montereale passi necessariamente il treno. Si può pensare ad istituire collegamenti tra la stazione di Montereale, dove passarebbe la ciclovia, e la stazione di PN, tarandoli in modo da permettere di giungere a Pordenone e prendere il treno senza lunghe attese. Certo, avere il treno a un passo dalla ciclovia sarebbe più comodo, ma molto più oneroso.

[Continua in un secondo commento]

Anonimo ha detto...

[Continua dal precedente commento]

La seconda ragione è che la ciclabile FVG3 esiste solo sulla carta: percorrendola si passa anche (e non marginalmente) su regionali, provinciali e su comuni strade nei centri abitati. Tutta un'altra cosa rispetto all'Alpe Adria tra Tarvisio e Venzone, che si può percorrere su una sede apposita, senza il rischio di pedalare tra auto e camion. Se si riconvertisse la Pedemontana, avremmo una vera ciclovia, quale è l'Adria Adria nel tratto indicato. Le potenzialità della FVG 3 sono quindi molto modeste a mio modo di vedere. Avere il treno non aiuterebbe granché.
Tra l'altro stiamo parlando di un tratto di appena 72 Km. Abbiamo una stazione ad entrambi gli estremi. Se si realizzasse il collegamento tra Montereale (ipotizzo questa stazione perché più o meno a metà della linea) e la stazione di Pordenone come sopra descritto, direi che i collegamenti con il treno sarebbero più che sufficienti. O si pensa che sia necessario un interscambio treno/bici ogni 10 km per far funzionare una ciclovia? Tra Tarvisio e Venzone ci sono 3 stazioni in 60 km.

Un ultimo appunto. Se si vuole "salvare" la linea va, come detto, presentato un piano che in modo credibile ne riporti i costi e benefici. I benefici dipendono dal tipo di servizio che la linea offrirebbe (i costi molto meno: se ci passa il treno poco importa che trasporti lavoratori e ciclisti). Escludendo il traffico merci per ovvie ragioni (la linea non è elettrificata, non attraversa poli industriali con le caratteristiche adatte alla sua friuzione e i treni merci possono fare lo stesso percorso passando da Udine), mi sembra evidente che abbia più senso pensare di riattivare la linea come servizio di Trasporto Pubblico Locale (transiti stabili sia in termini numerici che come distribuzione durante l'anno) piuttosto che avendo in mente i ciclisti (concentrati in primavera/estate specie nei week end) o addirittura i treni storici (qualche week end all'anno, sempre ricordando che la Pedemontana friulana non è la valle dei templi di Agrigento). Solo il primo tipo di servizio può avere un qualche impatto socio economico sui paesi attraversati dalla Pedemontana (sempre se il traffico è sufficiente).

Spero prendiate queste critiche come costruttive. Intendono esserlo ed è generalmente meglio che in ogni ambiente ci sia una voce fuori dal coro (https://it.wikipedia.org/wiki/Groupthink).

Mandi

Andrea P. ha detto...

@Biagio: io non voglio che la ferrovia venga convertita in pista ciclabile, ma che venga riattivata al servizio della ciclabile Fvg£ che a tratti è già stata realizzata da Budoia a Pinzano. Una pista sicuramente da migliorare e ultimare, ma già esistente sul territorio.
Proprio sabato scorso mi sono fatto tutta la pista da Sacile sino a Gemona e credimi è uno spettacolo; purtroppo nonostante si pedali lungo paesaggi da favola e zone attraenti, manca tutto, l'unico punto di appoggio per il ciclista è il bicigrill di Cavasso Nuovo.
Mancano le indicazioni negli incroci e troppo spesso si rischia di perdere l’orientamento: la ciclabile pur non essendo tutta in sede protetta e dedicata è veramente bella e meriterebbe una vera valorizzazione. Basterebbe migliorare le indicazioni e fare una campagna di marketing seria, coinvolgendo le attività commerciali del settore.
Se effettivamente si vuole puntare su questo modello di turismo che in questo momento sta tirando ed è particolarmente ricco è fondamentale il connubio treno + bici: così funziona ovunque si punti sul turismo della bicicletta, dall’Alpe Adria (es. Udine-Tarvisio-Villach), alla Merano-Malles, alla San Candido-Lienz.
Serve darsi una mossa però e di corsa!

Andrea P. ha detto...

@Anonimo: è vero mai si è chiesta di riattivazione della linea come prima, anzi i numeri hanno la loro importanza e anche il modello d’esercizio, il quale deve risultare sostenibile economicamente, ma soprattutto di supporto e al servizio del Territorio. Numeri come dice lei però veri e non di fantasia.
Non ci piove che lo studio di fattibilità di FUC, criticato dal sottoscritto e dai vari Comitati Pendolari Fvg, sia il risultato di una inutile quanto fallimentare campagna di propaganda della Regione al riguardo, la quale continua a calciare il pallone in avanti, senza mai tirare in porta, non assumendo mai una decisione al riguardo.
Sulla Gemona-Sacile ci sono state troppo passerelle mediatiche e poca sostanza, con il Territorio quasi incapace a chiedere ciò che gli spetta, ovvero rispetto!
Come Comitato Pendolari Alto Friuli siamo stati gli unici a pubblicare i numeri dello studio di FUC, tanté che l’Assessore Santoro è stata costretta a renderlo pubblico a gennaio nel corso di un incontro a Maniago con i Sindaci, dove era presenta un manipolo di cittadini.
I numeri dello studio sono sicuramente fantascientifici per quanto riguarda il modello d’esercizio proposto da FUC sull’intera linea: passeggeri trasportati a regime dopo 10 anni 1,1 milioni/anno in caso di domanda forte. Più realistici risultano i modelli d’esercizio relativi alla domanda potenziale tpl lungo la Maniago-Sacile (213mila passeggeri/anno con domanda debole e 360mila/anno con domanda forte).
Sotto il profilo infrastrutturale i numeri di FUC coincidono nella sostanza con quelli del dossier di RFI: costo per la riattivazione intera linea 3,5 milioni (1,1 milione per il tratto Maniago-Sacile).
Il modello vincete è a nostro parere quello di spacchettare la linea e sfruttare il progetto “Binari senza tempo” della Fondazione FS. Se la parte bassa della linea può rivivere come servizio tpl con un modello d’esercizio snello che preveda utili coincidenze a Sacile da e per VE e da e per PN/UD, con una forte intermodalità della gomma a Maniago, particolarmente suggestiva è la proposta di trasformare in ferrovia turistica il tratto alto (Gemona-Pinzano/Maniago). Un modello questo che sta prendendo piede in tante parti d’Italia, grazie al supporto della Fondazione FS e di RFI.
Di più è che a breve verrà approvata dal Parlamento anche la legge sulle ferrovie turistiche, dove la Pedemontana verrà inserita. Un treno da non perdere che permetterebbe la riattivazione dell’intera linea, seppur con modalità differenti e con la possibilità di un’interconnessione a Gemona con il MICoTra (UD-Villach).
Costi/benefici rispetto all’attuale servizio bus: non vi è paragone in quanto il treno è più veloce, più attraente e permette un sviluppo economico del Territorio, basti pensare alle ricadute sul settore turistico. E’ impossibile far turismo in Pedemontana con il bus!

Andrea P. ha detto...

@Anonimo: sul rapporto Ciclabile Fvg3/ferrovia.
Non so se Lei è un pedalatore abituale o se ha mai avuto la possibilità di viaggiare lungo varie ciclabili, io si e le posso dire che la Fvg 3 ha grandi possibilità di sviluppo. In qst momento necessità però di investimenti e di una adeguata promozione.
Il modello Alpe Adria, che prevede una sede protetta quasi ovunque, non è indispensabile per far cicloturismo, in quanto sono sufficienti anche strade secondarie da utilizzare in modo promiscuo.
L’idea di convertire la ferrovia in ciclabile è pura follia: 1) perché una ciclabile esiste già 2) per i costi e i tempi di realizzazione (acquisto del sedime RFI, progettazione, eventuali espropri, ricerca finanziamenti, realizzazione) 3) chi la dovrebbe realizzare, Regione? Il progetto è complesso e con la nostra burocrazia neanche in 20 anni verrebbe realizzato. La situazione dell’Alpe Adria, ancora monca in vari tratti dovrebbe insegnare.
La riconversione della Vecchia Pontebbana dovrebbe poi insegnare su quanto è costoso il progetto: solo il tratto Venzone-Gemona (7 km) è costato 1 milione e quello in fase di realizzazione tra Moggio e Resiutta 1,8 milioni.
Sottolineo che Alpe Adria è nata sul sedime della vecchia linea, ma al tempo stesso ora è servita dalla nuova. Riconvertendo la Pedemontana la Fvg3 verrebbe invece sfornita dal servizio treno+bici.
Non concordo che la ferrovia sia inutile: ogni Ciclovia che si rispetti dispone di una ferrovia a supporto; l’importante è ricercare un modello d’esercizio adeguato al caso concreto.
Sfruttando il progetto di Fondazione FS “Binari senza tempo” nella parte alta, sarebbe sufficiente il ripristino delle fermate di Cornino e Pinzano e forse Meduno o Cavasso.
Da Maniago se si ripristina un servizio tpl tradizionale le stazioni possono diventare fermate a richiesta, così come accade sulla UD-Cividale (es. fermata di S. Gottardo).
E’ bene ricordare che la Fvg3 sfiora e tocca varie stazioncine che potrebbero diventare al tempo stesso fermate fs ed ottimi punti di appoggio per i ciclisti/territorio (bar/bicigrill, B&B, luoghi di aggregazione per associazioni locali ecc.), recuperando così il patrimonio immobiliare fs che altrimenti sarebbe destinato ad andare in malora. Senza contare le positive ricadute economiche sul territorio, con nuove attività e posti di lavoro.
Serve un progetto economico territoriale vero, unendo le sinergie dei Comuni e dei vari portatori d’interesse: ciclovia + treno storico (modello Fondazione FS) + tpl garantirebbe senza dubbio una nuova vita alla Pedemontana, ma soprattutto la creazione di un modello d’eccellenza a livello nazionale.
La Pedemontana non è la Valle dei Templi: mi creda, io ho potuto vedere quel modello, e da noi le biciclette porterebbero il medesimo beneficio economico.
Serve però promuovere il Territorio in maniera seria ed organizzata, non cercando solo di replicare modelli presenti altrove, ma adeguandoli alle nostre esigenze specifiche.
La linea tpl Maniago/Sacile potrebbe essere già ripristinata senza molti problemi tecnici, visto che un contratto di servizio esiste già con Trenitalia; se poi si riuscisse a valorizzare la linea turistica Gemona-Maniago, grazie al progetto della Fondazione FS, sfruttando il servizio bici+treno, vedrà che dall’Austria e dal nord Europa arriveranno a frotte i cicloturisti.
Serve attrezzarsi però, partendo dalle piccole cose (informazioni ciclabile, materiale turistico, attività commerciali).
E’ una questione culturale, o comprendiamo che il mondo è cambiato o continueremo a soffrire, lamentandoci sempre fra le nostre quattro mura domestiche, perdendo l’ultimo treno disponibile per la nostra Terra.
Tutte le regioni più intelligenti dalla Sicilia al Piemonte, dalla Toscana alla Lombardia stanno sfruttando questo volano, promovendo le loro eccellenze, solo noi "speciali e autonomi" nicchiamo ... manca la volontà e forse le capacità dei nostri governanti.

Il Comitato Pendolari Alto Friuli è ha detto...

Ieri sul Messaggero Veneto (articolo di Giulia Sacchi).
La proposta: «Trasformiamo le ex stazioni in bici-grill»
L'idea del comitato pendolari per la tratta ferroviaria Sacile-Gemona: «No alla pista ciclabile lungo la ferrovia»

MANIAGO. Le stazioni ferroviarie ubicate lungo la Sacile-Gemona potrebbero essere trasformate in bici-grill, sul modello di quanto messo in atto per l’immobile di Chiusaforte, riconvertito in bar e punto di ristoro per i cicloturisti della Alpe Adria.
Se non tutte le stazioni, almeno quelle che sorgono a pochi passi della ciclabile della Pedemontana.
L’idea è stata lanciata dal comitato dei pendolari Alto Friuli, con in testa Andrea Palese (consigliere comunale di Gemona, che dal 2012 si batte per la riapertura della tratta), che ha pedalato proprio lungo la ciclovia della Pedemontana per studiare da vicino questo progetto.
Un progetto che ha incassato il parere favorevole anche di alcuni amministratori, tra cui quello di Cavasso, Emanuele Zanon, che già si era attivato per prendere in gestione la stazione ferroviaria del suo comune.
«Il modello di Chiusaforte può essere esportato – dice Palese –. Fabio Paolini, attuale gestore della stazione dismessa dal 1995 e appassionato di ferrovia, ha ottenuto da Rfi, proprietaria dell’immobile, l’affitto dei locali. La struttura è formata da un bar con servizio di ristorazione, sala relax con biblioteca, mostra fotografica, internet point e angolo informazioni. Un piccolo fabbricato è stato allestito per noleggio e riparazione di biciclette. La stazione, in questi primi anni di attività, ha attratto migliaia di cicloturisti, provenienti da tutta Europa: grazie al suo accattivante stile architettonico ottocentesco e all’elevata qualità dei servizi offerti è divenuta luogo di sosta prediletto lungo l’Alpe Adria».
Secondo Palese, si tratta di «un esempio virtuoso di valorizzazione del patrimonio immobiliare ferroviario: un connubio tra bicicletta e ferrovia, che ha permesso l'apertura di una nuova attività commerciale, portando una ventata di aria nuova nel piccolo abitato del Canale del Ferro, riutilizzando locali che sarebbero caduti nel degrado». Quindi l’idea di creare bici-grill anche lungo la Sacile-Gemona.
«L’esempio potrebbe essere esportato anche lungo la tratta pedemontana, gran parte della quale è servita dalla Fvg3 (ciclovia della Pedemontana), che collega Pinzano ad Aviano – aggiunge –. E’ da folli pensare di trasformare la ferrovia in pista ciclabile, come continuano a proporre per mero populismo alcuni politici poco illuminati: una ciclovia già esiste e potrebbe essere servita dalla vicina linea ferroviaria. Ma soprattutto è assurdo pensare che il turismo basato sulla Fvg3 possa fare a meno della Sacile-Gemona».

http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2016/07/18/news/trasformiamo-le-ex-stazioni-in-bici-grill-1.13831133

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Caro anonimo, sei molto bravo per scrivere dei lunghi commenti riguardo la riapertura della linea Gemona Sacile. Purtroppo riguardo al problema non sei molto informato o forse lo sei ma in malafede. Ragioni esattamente come i nostri politici che si nascondono sempre dietro i numeri pur di non fare nulla. I numeri quando si vuole si creano. Naturalmente le cose bisogna farle seriamente, con un programma ben preciso. La pista ciclabile senza una ferrovia non serve a nulla e non porta indotto. Questi si che sarebbero soldi buttati ed in poco tempo la pista sarebbe invasa dalle sterpaglie e dalla vegetazione. Tutte le piste ciclabili che si rispettino, hanno una ferrovia di supporto. Ti prego vai a fare un giro in Austria, in Germania ed in altri paesi e ti renderai conto. Negli anni 60 sono stato in Germania in una località che si chiama Scorndorf. In quel tempo c'era una ferrovia di circa 30 km che portava da questa località fino a Welzhaim. Il treno sbuffava su per la salita in un ambiente boschivo pieno di ruscelli. A causa dei numeri negli anni 70 il treno è stato dismesso e sostituito con autopulman. I tedeschi che sono intelligenti e guardano avanti, si sono resi conto dello sbaglio e dopo una sospensione di 5/6 anni, la ferrovia è stata rimessa a nuovo, è stata fatta una pista ciclabile ed ora i giorni festivi viaggiano i treni storici con locomotive d'epoca e con tanti tantissimi ciclisti a bordo che usano i treni per raggiungere la località più in alto per poi ridiscendere lungo la bellissima vallata in bici. Nessuno rinuncerebbe a questa ferrovia, ci sarebbe una sollevazione popolare. Questo è solo un piccolo esempio ma ce ne sono tantissimi in giro per l'Europa.
Pensa che a causa dei numeri negli anni 70 qualche " intelligente " voleva chiudere anche la Udine Cividale. Cosa sarebbe oggi Cividale senza la sua ferrovia? Quanti benefici si potrebbero avere se ci fossero ancora le tranvie Udine San Daniele e Udine Tarcento? Ecco se i nostri amministratori avessero solo un briciolo di intelligenza, dovrebbero lottare per la riapertura di queste tratte. Un saluto da un non anonimo. Rino