Piace sempre di più l'Italia vista dal finestrino dei treni storici. Più di 68mila persone hanno deciso l’anno scorso di girare l’Italia a bordo dei treni storici lungo i binari di vecchie ferrovie che attraversano paesaggi di grande bellezza.
Sono numeri contenuti rispetto a quelli dei flussi turistici generali, ma che dimostrano un crescente apprezzamento verso questa modalità di viaggiare in modo sostenibile (e in qualche modo lento).
Rispetto al 2014 - anno in cui è partito il progetto di “Binari senza tempo” - nel 2017 l’aumento degli appassionati delle ferrovie d’epoca cresciuto del 185%, facendo registrare ricavi per 2,1 milioni di euro (+230% rispetto a tre anni fa).
Ora sono nove le tratte ferroviarie storiche riaperte al pubblico, per un totale di 600 chilometri. Sulle strade ferrate hanno sfrecciato treni storici e vecchie locomotive a vapore, tra antiche stazioni ristrutturate e paesaggi incantevoli.
Dal nord al sud, l’Italia vista dal finestrino di un treno d’epoca si presenta in un modo del tutto inaspettato. Lontane dagli snodi ferroviari più trafficati, le ferrovie storiche si dipanano lungo territori inesplorati dai quali osservare con rinnovato stupore un’Italia inedita. Dalla ferrovia della Valsesia, ai piedi del Monte Rosa, alla ferrovia dei Templi per visitare l’omonima valle di Agrigento; dalla ferrovia del Parco, meglio nota come Transiberiana d'Italia, la seconda più alta d’Italia, alla ferrovia del Lago, sulle rive del lago d’Iseo. Gli spunti per visitare l’Italia non mancano e nemmeno i viaggi speciali organizzati in occasione di eventi particolari.
L’operazione ha come regista la Fondazione Fs, con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali, che ha inserito il turismo lento e sostenibile (e, dunque, anche quello dei treni storici) nel piano strategico del turismo 2017-2022.
Ora sono nove le tratte ferroviarie storiche riaperte al pubblico, per un totale di 600 chilometri. Sulle strade ferrate hanno sfrecciato treni storici e vecchie locomotive a vapore, tra antiche stazioni ristrutturate e paesaggi incantevoli.
Dal nord al sud, l’Italia vista dal finestrino di un treno d’epoca si presenta in un modo del tutto inaspettato. Lontane dagli snodi ferroviari più trafficati, le ferrovie storiche si dipanano lungo territori inesplorati dai quali osservare con rinnovato stupore un’Italia inedita. Dalla ferrovia della Valsesia, ai piedi del Monte Rosa, alla ferrovia dei Templi per visitare l’omonima valle di Agrigento; dalla ferrovia del Parco, meglio nota come Transiberiana d'Italia, la seconda più alta d’Italia, alla ferrovia del Lago, sulle rive del lago d’Iseo. Gli spunti per visitare l’Italia non mancano e nemmeno i viaggi speciali organizzati in occasione di eventi particolari.
L’operazione ha come regista la Fondazione Fs, con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali, che ha inserito il turismo lento e sostenibile (e, dunque, anche quello dei treni storici) nel piano strategico del turismo 2017-2022.
Il progetto “Binari senza tempo” è in continuo sviluppo. Oltre a prevedere il ripristino di tratti in disuso, ci sono anche altre infrastrutture storiche del trasporto ferroviario che sono tornate o torneranno a nuova vita, come i caselli o le stazioni, interventi per i quali la Fondazione Fs ha stanziato 80 milioni di euro.
Tra i progetti realizzati c’è la ristrutturazione del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici (Napoli), inaugurato a marzo dell’anno scorso e costato 17 milioni di euro.
Tra i lavori in cantiere ci sono, invece, il restauro della Stazione di Campo Marzio a Trieste (costo 5,7 milioni, di cui 3,2 del Ministero dei Beni Culturali; avvio dei lavori a metà 2018), quelli sull’Arlecchino e sul Settebello. Entrambi treni storici, nel primo caso l’intervento è in via di completamento (costo 3,3 milioni), mentre per il Settebello i lavori partiranno a giugno (costo 8 milioni, di cui 4 dei Beni Culturali). L’obiettivo è farne un treno turistico di lusso, con un restauro totale che su due carrozze vedrà la collaborazione dell’Università di Firenze per riprogettare gli arredi secondo un modello che unisca passato e futuro.
Il 2018 sarà l'anno dell'avvio del servizio turistico lungo la Pedemontana del Friuli (Sacile-Gemona), recentemente riaperta al traffico passeggeri regionali nel tratto Sacile-Maniago.
I lavori di RFI proseguono per il rinnovamento dell'intera linea, con la sostituzione dell'intero armamento e l'adeguamento dei sistemi di segnalamento.
Pare che le problematiche di natura infrastrutturale che stanno caratterizzando il servizio lungo la Sacile-Maniago, comporteranno uno slittamento della partenza del treno storico, prevista per fine marzo. La data più probabile per l'avvio del servizio lungo l'intera linea è luglio 2018.
Nulla di cui preoccuparsi perché RFI e Fondazione FS stanno facendo egregiamente la loro parte con ingenti investimenti e tenendo fede all'impegno assunto con la firma del Protocollo d'Intesa del novembre 2016.
Molte perplessità invece si pongono sul Territorio, già arrivato impreparato all'avvio del servizio passeggeri nel dicembre scorso.
Ad oggi nessun progetto, ma soprattutto nessun cantiere, è stato avviato per promuovere il turismo ferroviario. Tanti annunci sui giornali, ma per ora nulla di concreto. Evidente la mancanza di una regia e di un soggetto attuatore capace e all'altezza di coordinare sul Territorio le varie proposte progettuale legate al progetto "Binari senza tempo"
Prossima fermata Gemona del Friuli, speriamo solo di arrivare questa volta preparati, evitando la figuraccia fatta per l'avvio del servizio passeggeri lungo la Sacile-Maniago, una ferita ancora aperta.
Il 2018 sarà l'anno dell'avvio del servizio turistico lungo la Pedemontana del Friuli (Sacile-Gemona), recentemente riaperta al traffico passeggeri regionali nel tratto Sacile-Maniago.
I lavori di RFI proseguono per il rinnovamento dell'intera linea, con la sostituzione dell'intero armamento e l'adeguamento dei sistemi di segnalamento.
Pare che le problematiche di natura infrastrutturale che stanno caratterizzando il servizio lungo la Sacile-Maniago, comporteranno uno slittamento della partenza del treno storico, prevista per fine marzo. La data più probabile per l'avvio del servizio lungo l'intera linea è luglio 2018.
Nulla di cui preoccuparsi perché RFI e Fondazione FS stanno facendo egregiamente la loro parte con ingenti investimenti e tenendo fede all'impegno assunto con la firma del Protocollo d'Intesa del novembre 2016.
Molte perplessità invece si pongono sul Territorio, già arrivato impreparato all'avvio del servizio passeggeri nel dicembre scorso.
Ad oggi nessun progetto, ma soprattutto nessun cantiere, è stato avviato per promuovere il turismo ferroviario. Tanti annunci sui giornali, ma per ora nulla di concreto. Evidente la mancanza di una regia e di un soggetto attuatore capace e all'altezza di coordinare sul Territorio le varie proposte progettuale legate al progetto "Binari senza tempo"
Prossima fermata Gemona del Friuli, speriamo solo di arrivare questa volta preparati, evitando la figuraccia fatta per l'avvio del servizio passeggeri lungo la Sacile-Maniago, una ferita ancora aperta.
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