Il 28 ottobre 1930 veniva inaugurata quella che si è abituati a concepire
come una linea ferroviaria unitaria, chiamata nel gergo comune la "Pedemontana del Friuli".
In realtà la Pedemontana nasce dall'unione di due distinti tronchi ferroviari, la Casarsa-Pinzano-Gemona e la Sacile-Pinzano, nate con finalità prevalentemente militari a difesa del confine con l'Impero Austroungarico.
La storia della ferrovia comincia agli inizi del '900, quando venne realizzato il primo troncone Casarsa-Pinzano-Gemona, inaugurato nel 1914; poi la Grande Guerra fermò di fatto i lavori.
Tra quanti lottarono per la realizzazione della ferrovia spicca la figura del dottor Gino Zanardini, medico a Vivaro. Zanardini fu senza ombra di dubbio il vero promotore della Pedemontana, anche attraverso una serie di articoli, comparsi nel quotidiano udinese «La Patria del Friuli» tra il 1908 e il 1913.
Zanardini con una visione lungimirante proponeva una ferrovia a scartamento ordinario che avrebbe dovuto contribuire al riscatto della zona a nord di Pordenone e soprattutto della fascia pedemontana, isolata ed economicamente depressa. Con un’opera costante e tenace, il dott. Zanardini coinvolse politici locali, deputati e militari di rilievo, come il generale Perrucchetti, già fondatore del corpo degli Alpini, costituendo anche un Comitato Pro Pedemontana supportato nel marzo 1910 da ben 24 Comuni e 20.000 firme.
La costruzione della linea riprese nel febbraio 1920, quando ancora una volta l'esigenza bellica risultò determinante. La ripresa dei lavori fu decisa anche per alleviare la forte disoccupazione delle vallate, oggetto di una massiccia emigrazione.
Fra il 1921 e il 1926 furono realizzate le opere più importanti: i ponti sul Cellina, sul Colvera, sul Meduna e sul Cosa, mentre tra il '28 e il '30, vennero completati i fabbricati delle stazioni, le case cantoniere, l'armamento, gli impianti di sicurezza e di segnalamento. Con l'ordine di servizio n. 153 le Ferrovie dello Stato annunciavano l'avvio dell'esercizio della linea dal 28 ottobre 1930.
Sono passati 88 anni da quando il primo treno a vapore, trainato per l'occasione da una coppia di locomotive Gr 600, partì dalla stazione di Sacile in direzione di Pinzano.
Zanardini con una visione lungimirante proponeva una ferrovia a scartamento ordinario che avrebbe dovuto contribuire al riscatto della zona a nord di Pordenone e soprattutto della fascia pedemontana, isolata ed economicamente depressa. Con un’opera costante e tenace, il dott. Zanardini coinvolse politici locali, deputati e militari di rilievo, come il generale Perrucchetti, già fondatore del corpo degli Alpini, costituendo anche un Comitato Pro Pedemontana supportato nel marzo 1910 da ben 24 Comuni e 20.000 firme.
La costruzione della linea riprese nel febbraio 1920, quando ancora una volta l'esigenza bellica risultò determinante. La ripresa dei lavori fu decisa anche per alleviare la forte disoccupazione delle vallate, oggetto di una massiccia emigrazione.
Fra il 1921 e il 1926 furono realizzate le opere più importanti: i ponti sul Cellina, sul Colvera, sul Meduna e sul Cosa, mentre tra il '28 e il '30, vennero completati i fabbricati delle stazioni, le case cantoniere, l'armamento, gli impianti di sicurezza e di segnalamento. Con l'ordine di servizio n. 153 le Ferrovie dello Stato annunciavano l'avvio dell'esercizio della linea dal 28 ottobre 1930.
Sono passati 88 anni da quando il primo treno a vapore, trainato per l'occasione da una coppia di locomotive Gr 600, partì dalla stazione di Sacile in direzione di Pinzano.
Un avvenimento celebrato in pompa magna: il viaggio inaugurale fu trionfale, come riportato con enfasi da un cronista dell'epoca: «Lungo la linea e specialmente in vicinanza dei caselli ferroviari uomini, donne, bambini salutano festosamente. Qualche vegliarda ha le lacrime agli occhi e molti piccini che per la prima volta vedono un treno sono estasiati per la grande novità che si offre alle loro pupille serene»
I giornali "La Patria del Friuli", in edizione straordinaria del 28 ottobre e "Il Giornale del Friuli" del 29 ottobre riferiscono "la folla che si assiepa nei dintorni
della stazione di Sacile ammira
il primo convoglio che partirà attraverso
i paesi pedemontani a recare un nuovo soffio di civiltà e di benessere
morale e materiale ...le popolazioni attendevano in
massa compatta a tutte le stazioncine
e gridavano la loro gioia col trasporto
di una esultanza incontenibile".Così il sogno di Gino Zanardini si era concretizzato: la nuova ferrovia era costata 78 milioni di lire, spesa interamente sostenuta dallo Stato.
La linea ferrata, che con un percorso di 52,7 chilometri, collegava Sacile con Pinzano, comprendeva le stazioni di Budoia-Polcenigo, Aviano, Montereale Valcellina, Maniago, Fanna-Cavasso, Meduno, Travesio e le fermate di Marsue e Castelnuovo.
Lungo la linea, utilizzata sia per servizio passeggeri (civili e militari) che merci (soprattutto per i prodotti delle coltellerie di Maniago e il trasporto del legname) sferragliarono vari tipi di vaporiere, soprattutto Gruppo 875.
La Pedemontana divenne presto una "ferrovia d'emigrazione": migliaia di uomini e donne utilizzarono il trenino per raggiungere Venezia, Milano e l'Estero, in cerca di miglior fortuna e di una vita migliore.
Nel 1941 al posto delle locomotive a vapore entrarono in servizio le famose littorine diesel, che rivoluzionario il modo di viaggiare in treno, unendo sempre di più l'Italia e gli italiani.
Prima le ALn Fiat 556 e in seguito le ALn 772 (rimaste in attività fino al 1974) contrassegnarono un'epoca, quella della "grande emigrazione", che vide ancora molte persone abbandonare le valli della Pedemontana per le miniere di carbone del Belgio, oppure per la Svizzera o la Francia.
Altri utenti della linea erano i molti militari di leva, in particolare del Centro e Sud Italia, che popolavano le innumerevoli caserme sparse sul territorio durante gli anni della guerra fredda. Non mancarono poi anche i soldati americani di stanza alla base USAF di Aviano.
Negli anni '70 e '80 la ferrovia continuò ad essere utilizzata, oltre che da militari, anche da studenti diretti agli Istituti di Sacile e Maniago.
Dal 1967 con la soppressione del tratto Casarsa-Pinzano, la Pedemontana diventa la linea che oggi conosciamo che collega in 74,114 km Sacile a Gemona del Friuli.
Nel 1974 entrano in servizio le ALn668 serie 1200, che resteranno in esercizio sino all'avvento nei primi anni 2000 dei moderni treni Minuetto.
La Pedemontana diventò strategica nel 1976 come via di approvvigionamento degli aiuti alle popolazioni colpite dal devastante sisma che colpì e rase al suolo molti paesi del Friuli, tra cui Gemona, capolinea della ferrovia.
Negli anni '90 e nel primo decennio del 2000, nonostante alcuni lavori di miglioramento e adeguamento, con la realizzazione della nuova stazione di San Liberale a servizio del polo scolastico di Sacile, la crisi della linea si fece evidente con una riduzione drastica dei passeggeri a causa di una pessima offerta da parte delle FS, con orari e coincidenze non adeguati alle esigenze dell'utenza.
Il colpo definitivo – così almeno parve a molti – fu dato il 6 luglio 2012 da una modesta frana nei pressi di Meduno che fece deragliare il Minuetto 074, interrompendo il traffico ferroviario e portando alla chiusura della linea.
Il resto è storia nota: il treno è ritornato a sferragliare i binari dopo una battaglia che ha visto mobilitarsi il Territorio per quasi 6 anni. Così come quel 28 ottobre di 88 anni fa, lo scorso 10 dicembre 2017 il treno è ritornato trionfale, salutato e festeggiato tra due ali di folla.
La battaglia è stata vinta, grazie soprattutto ai Comitati dei Pendolari, in primis quello dell'Alto Friuli, agli studenti e alle tante Associazioni che hanno sempre tenuto alta l'attenzione e accesa la fiammella della speranza.
Tante le iniziative organizzate per chiedere la riattivazione della linea, come quella di Claudio e Giuliano, due ragazzi di Roma, (bizzarro ma vero!), che in 5 giorni si sono fatti tutta la tratta a piedi. Nell'autunno del 2012 la "Staffetta Treni-taglia ridacci il nostro treno", percorre l'intera linea sensibilizzando l'opinione pubblica e le Istituzioni, scense in piazza a sostegno della loro ferrovia.
Proprio i Sindaci e ben 14 Consigli Comunali nel 2012 hanno approvato tutti all'unanimità un Ordine del Giorno a firma del sottoscritto chiedendo alla Regione e a RFI la riattivazione della ferrovia sia per il servizio dei pendolari che turistico, confermato poi nel "Protocollo di Pinzano" del febbraio 2016 sottoscritto con la Regione FVG.
E poi, nel marzo 2016, quando le speranze erano quasi morte, qualcuno, andando fino in Sicilia, ha bussato alla porta della Fondazione FS che ha aperto, interessandosi alla Pedemontana e stanziando 17 milioni di euro per rimetterla in funzione.
Così mentre si consumavano localmente battagliette fra chi rivoleva il treno e chi invece denunciava uno spreco di denaro pubblico e magari al posto della ferrovia voleva trasformare i binari in pista ciclabile (ma c'è già, e corre parallela!), l'hanno spuntata gli amici del treno, determinati e fermamente convinti che la ferrovia sia una possibilità per sviluppare economia sul territorio, sofferente a causa della crisi.
Sono certo che il dottor Zanardini sarebbe fiero di quello che abbiamo fatto, seguendo inconsciamente le sue orme, dove come 100 anni prima, anche questa volta è stato determinante il supporto della stampa e delle Istituzioni locali.
La riapertura della linea non rappresenta "un'operazione nostalgia", come da taluno etichettata, in quanto il recupero dell'infrastruttura costituisce un investimento per il Territorio, che torna così a disporre di un servizio pubblico.
La Pedemontana è la diventata la prima ferrovia d'Italia a poter essere utilizzata sia per il trasporto passeggeri che per il servizio dei treni turistici.
Ci sono infatti ancora gli studenti delle scuole di Sacile e Maniago, gli universitari, i pendolari che per lavoro si spostano nel vicino Veneto, ma oggi ci sono soprattutto i turisti.
Si perchè è proprio sulla vocazione turistica del territorio, ancora poco sfruttata, che si sta puntando per giustificare la seconda vita della Pedemontana, inserita dalla Legge 128/2017 nell'elenco delle diciotto ferrovie turistiche d'Italia, nonché compresa tra le otto linee del progetto nazionale "Binari senza tempo" della Fondazione FS.
In una regione che sul turismo sta investendo tanto, ad oggi la scommessa sembra dar ragione a quei testardi che non hanno mai mollato e creduto sempre sulle potenzialità di questo straordinario Territorio, visto che gran parte dei treni storici organizzati da Fondazione FS e Regione FVG hanno fatto registrare il sold out. Biglietti venduti in poche ore, con passeggeri che giungono dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte e dall'Austria, attratti dalla varietà dell'offerta di un programma di qualità ma soprattutto da un territorio di straordinaria bellezza.
C'è molto lavoro da fare ancora, dal recupero delle stazioni ad alcune migliorie infrastrutturali ai passaggi a livello, alcuni dei quali dovranno essere eliminati, fio a strutturare un'adeguata e moderna offerta turistica mediante l'avvio di importanti partnership con gli operatori privati. Le basi e le condizioni ci sono, le idee e i progetti sono ben chiari.
Una ferrovia che d'emigrazione è diventata un'attrattiva turistica nazionale, che nel suo primo anno ha già fatto viaggiare 3000 turisti, non può che far vedere con ottimismo il futuro di questa gloriosa linea.
Buon compleanno Pedemontana del Friuli !
Andrea Palese
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