A partire dal prossimo 13 dicembre, con l’entrata in vigore dell’orario invernale, saranno cancellati tutti i treni viaggiatori diurni da Venezia a Vienna, con passaggio per Udine, Villach e Klagenfurt. Un vuoto nel trasporto pubblico come non s’era mai riscontrato in passato, nemmeno quando l’Austria non faceva parte dell’Unione Europea e il confine era davvero un confine.
Resterà soltanto il treno della notte, comodo forse per chi deve recarsi fino a Vienna, ma non per tragitti più brevi fino in Carinzia, dove si arriverebbe in orari impossibili.
Tale scelta è in netto contrasto con i rilevanti investimenti effettuati in questi anni per potenziare la linea Pontebbana che, attraverso Udine, collega il Friuli con l'Austria; la soppressione del collegamento con Vienna, fa seguito ad altri recenti ridimensionamenti - anche della qualità del servizio pubblico ferroviario - che penalizzano Udine, Pordenone e l'intera Regione Friuli-Venezia Giulia con conseguenze negative sulle attività culturali ed economiche, specie nei comparti del commercio e del turismo.
I tagli dei collegamenti Vienna-Venezia e il pericolo (per ora scongiurato) dei tagli degli altri collegamenti diretti Udine–Milano e Trieste–Roma denotano che l’Italia per Trenitalia incominci a Venezia.
Lo scenario futuro: i cittadini del Friuli Venezia Giulia costretti a cambiare il treno a Mestre per andare a Milano o a Roma. Questo è lo scenario che si prefigura se Trenitalia porterà a compimento il piano d’azione proposto da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi): l’obiettivo dichiarato dalle Ferrovie è quello di contenere i costi e tagliare le partite non remunerative.
Della serie "prendi il treno regionale e poi ti arrangi": l’ultima tappa di un ridimensionamento progettato da Rfi senza che ci si preoccupasse di assicurare valide coincidenze per il traffico nazionale e i collegamenti internazionali attraverso Tarvisio, Gorizia e Trieste.
I nostri transiti internazionali, strategici in vista del lancio dei grandi corridoi europei, sono di fatto emarginati: la Regione potrebbe essere spinta ai margini dei servizi ferroviari. Eurostar, Eurocity, Cisalpini da Venezia direzione Est? La croce sopra. Altro che cuore dell’Europa.
Persi i centri decisionali, rischiano di andarsene ora anche i treni. A sopravvivere, i soli convogli regionali, con le loro notevoli criticità.
Dal punto di vista pratico la penalizzazione più evidente è quella dei tempi. Senza il diretto e con l’obbligo di scendere dal treno regionale e salire sull’Eurostar a Mestre, il passeggero del Friuli Venezia Giulia viaggerà a ritmo di lumaca.
Siamo in presenza di un vero e proprio disimpegno di Trenitalia nei confronti della nostra Regione e in particolare dell’Alto Friuli. La cosa clamorosa è che le Istituzioni tacciono, o brancolano nel buio, cercando interlocutori sbagliati (Trenitalia), quasi elemosinando o supplicando il Gestore a non portare a compimento il piano di smantellamento previsto ... siamo arrivati al punto che si considera una vittoria aver perso ’solo’ il collegamento con Vienna !
Questa è la dimostrazione evidente dell’assoluta incapacità e dell’inconsistente peso politico dei nostri rappresentanti regionali, i quali non riescono a garantire ai propri cittadini i basilari collegamenti a lunga percorrenza con il resto del Paese.
La conseguenza è il rischio concreto di un totale isolamento dell’intera Regione nei collegamenti a lungo raggio, isolamento di fatto già esistente visto che i collegamenti diretti si contano sulle dita di una mano.
Questo è un vero tema da vertenza territoriale verso Governo e Ferrovie: la Regione in primis, con supporto di Provincie e Comuni, deve farsene carico in maniera seria e soprattutto concreta.
E’ di questi giorni l’interrogazione bipartisan firmata dagli onorevoli Rosato, Maran, Strizzolo (Pd), Monai (IdV), Antonione (Pdl) e Compagnon (Udc): “Le Ferrovie dello Stato non abbandonino il Friuli Venezia Giulia”. Nel testo indirizzato al Ministro Altero Matteoli si denuncia come, “nonostante l’attività merci sia tra le più rilevanti in ambito nazionale per la presenza dei poli industriali, dei valichi con Austria e Slovenia, di tre porti regionali e dello scalo di Cervignano, è rimasto un unico centro direzionale del traffico merci, a Udine”. I deputati chiedono inoltre a Matteoli di “assicurare un direttore regionale e un direttore commerciale pienamente responsabili, in grado di studiare il mercato, di impostare un dialogo con Istituzioni e imprese e di interfacciarsi proficuamente con la sede centrale", nonché quali iniziative intenda assumere presso Trenitalia, società interamente partecipata dallo Stato, per far riconsiderare l'opportunità dei tagli preannunciati che determinano pesanti conseguenze economiche, sociali e culturali su Udine, Pordenone e sulla Regione Friuli-Venezia Giulia.
Resterà soltanto il treno della notte, comodo forse per chi deve recarsi fino a Vienna, ma non per tragitti più brevi fino in Carinzia, dove si arriverebbe in orari impossibili.
Tale scelta è in netto contrasto con i rilevanti investimenti effettuati in questi anni per potenziare la linea Pontebbana che, attraverso Udine, collega il Friuli con l'Austria; la soppressione del collegamento con Vienna, fa seguito ad altri recenti ridimensionamenti - anche della qualità del servizio pubblico ferroviario - che penalizzano Udine, Pordenone e l'intera Regione Friuli-Venezia Giulia con conseguenze negative sulle attività culturali ed economiche, specie nei comparti del commercio e del turismo.
I tagli dei collegamenti Vienna-Venezia e il pericolo (per ora scongiurato) dei tagli degli altri collegamenti diretti Udine–Milano e Trieste–Roma denotano che l’Italia per Trenitalia incominci a Venezia.
Lo scenario futuro: i cittadini del Friuli Venezia Giulia costretti a cambiare il treno a Mestre per andare a Milano o a Roma. Questo è lo scenario che si prefigura se Trenitalia porterà a compimento il piano d’azione proposto da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi): l’obiettivo dichiarato dalle Ferrovie è quello di contenere i costi e tagliare le partite non remunerative.
Della serie "prendi il treno regionale e poi ti arrangi": l’ultima tappa di un ridimensionamento progettato da Rfi senza che ci si preoccupasse di assicurare valide coincidenze per il traffico nazionale e i collegamenti internazionali attraverso Tarvisio, Gorizia e Trieste.
I nostri transiti internazionali, strategici in vista del lancio dei grandi corridoi europei, sono di fatto emarginati: la Regione potrebbe essere spinta ai margini dei servizi ferroviari. Eurostar, Eurocity, Cisalpini da Venezia direzione Est? La croce sopra. Altro che cuore dell’Europa.
Persi i centri decisionali, rischiano di andarsene ora anche i treni. A sopravvivere, i soli convogli regionali, con le loro notevoli criticità.
Dal punto di vista pratico la penalizzazione più evidente è quella dei tempi. Senza il diretto e con l’obbligo di scendere dal treno regionale e salire sull’Eurostar a Mestre, il passeggero del Friuli Venezia Giulia viaggerà a ritmo di lumaca.
Siamo in presenza di un vero e proprio disimpegno di Trenitalia nei confronti della nostra Regione e in particolare dell’Alto Friuli. La cosa clamorosa è che le Istituzioni tacciono, o brancolano nel buio, cercando interlocutori sbagliati (Trenitalia), quasi elemosinando o supplicando il Gestore a non portare a compimento il piano di smantellamento previsto ... siamo arrivati al punto che si considera una vittoria aver perso ’solo’ il collegamento con Vienna !
Questa è la dimostrazione evidente dell’assoluta incapacità e dell’inconsistente peso politico dei nostri rappresentanti regionali, i quali non riescono a garantire ai propri cittadini i basilari collegamenti a lunga percorrenza con il resto del Paese.
La conseguenza è il rischio concreto di un totale isolamento dell’intera Regione nei collegamenti a lungo raggio, isolamento di fatto già esistente visto che i collegamenti diretti si contano sulle dita di una mano.
Questo è un vero tema da vertenza territoriale verso Governo e Ferrovie: la Regione in primis, con supporto di Provincie e Comuni, deve farsene carico in maniera seria e soprattutto concreta.
E’ di questi giorni l’interrogazione bipartisan firmata dagli onorevoli Rosato, Maran, Strizzolo (Pd), Monai (IdV), Antonione (Pdl) e Compagnon (Udc): “Le Ferrovie dello Stato non abbandonino il Friuli Venezia Giulia”. Nel testo indirizzato al Ministro Altero Matteoli si denuncia come, “nonostante l’attività merci sia tra le più rilevanti in ambito nazionale per la presenza dei poli industriali, dei valichi con Austria e Slovenia, di tre porti regionali e dello scalo di Cervignano, è rimasto un unico centro direzionale del traffico merci, a Udine”. I deputati chiedono inoltre a Matteoli di “assicurare un direttore regionale e un direttore commerciale pienamente responsabili, in grado di studiare il mercato, di impostare un dialogo con Istituzioni e imprese e di interfacciarsi proficuamente con la sede centrale", nonché quali iniziative intenda assumere presso Trenitalia, società interamente partecipata dallo Stato, per far riconsiderare l'opportunità dei tagli preannunciati che determinano pesanti conseguenze economiche, sociali e culturali su Udine, Pordenone e sulla Regione Friuli-Venezia Giulia.
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