Con piacere abbiamo appreso dalla stampa che verranno investiti altri 50 milioni di euro sul nodo ferroviario di Udine e che a fine anno vedrà completato lo spostamento fuori città del 100% del traffico merci.
Ad aprile si è concluso il primo intervento, dal costo di 10 milioni di euro, il quale aveva interessato la realizzazione del nuovo collegamento fra le stazioni di PM Vat e Udine Centrale con la costruzione di un nuovo tratto di linea tra PM Vat e Udine Parco: l’opera in parola ha permesso già lo spostamento di oltre il 60% del traffico merci della relazione Venezia/Udine-Tarvisio sulla linea di cintura.
Con il nuovo intervento verrà potenziato il collegamento tra Udine Centrale e Udine Parco, dove sarà realizzato un sistema a tre binari e creato un nuovo sistema di gestione della circolazione dell’intero nodo.
Successivamente, potrà essere creato un nuovo scalo merci in corrispondenza dell’attuale Bivio Cargnacco, il quale andrà a servire le più importanti realtà industriali della zona, grazie all’attivazione della bretella di collegamento tra la linea proveniente da Cervignano e quella proveniente da Gorizia.
Come ampiamente detto in precedenza siamo favorevoli a queste opere, attese da decenni, le quali permetteranno l’eliminazione del “collo di bottiglia” costituito dallo scollegamento funzionale delle stazioni di Udine Parco e Udine Centrale, il quale causa un aumento dei costi e dei tempi di manovra.
Siamo invece contrari all'eliminazione della linea Bivio Vat-Udine Centrale e allo spostamento di tutto il traffico passeggeri in linea di cintura, in quanto sotto il profilo ferroviario si tratta di un’opera assurda e insensata, se teniamo conto che in linea di cintura - visto il suo andamento curvilineo – la velocità massima dei treni non supera i 60 km/h., del tutto insufficiente a soddisfare le esigenze del traffico passeggeri.
Conveniamo pertanto la linea dell’Assessore regionale Mariagrazia Santoro, la quale ha dichiarato che “non è previsto alcuno spostamento del traffico passeggeri lungo la linea di cintura, poichè questo comporterebbe l’allungamento significativo dei tempi di percorrenza” e un allungamento del percorso di circa 4 km.
Oltre a ciò lo spostamento del traffico passeggeri lungo la linea di cintura determinerebbe un danno economico significativo per la Regione, la quale sarebbe onerata di un aumento dei costi del contratto di servizio con Trenitalia, nonché un aumento dei pedaggi richiesti da RFI, con un contestuale aumento delle tariffe per i pendolari e i viaggiatori.
Tutto ciò conseguirebbe un generale calo dell’attrattività, competitività e sostenibilità economica del trasporto ferroviario.
Rammentiamo che la nuova linea Pontebbana, inaugurata nel 2000, è costata alla collettività la bellezza di 1000 miliardi ed è stata progettata per far viaggiare oltre 200 treni al giorno.
Oggi la linea risulta sfruttata solo per il 30-40% del suo potenziale (25 treni passeggeri e 50 merci ca.) nonostante risulti parte dell’asse strategico del Corridoio Europeo Baltico Adriatico.
E’ quanto mai singolare che un manipolo di residenti, dalla visione "immobiliar-patrimoniale" si permettano di anteporre interessi meramente personali, a quelli della collettività, pretendendo con assurde tesi pseudoambientaliste di spostare una ferrovia per realizzare una pista ciclabile !
Nessuno purtroppo si è chiesto perché questi Signori hanno costruito proprio lì le loro case, richiedendo le concessioni edilizie a ridosso della ferrata, in deroga alla fascia di rispetto ? Perché hanno acquistato immobili a prezzi stracciati ? Sapevano benissimo che da lì passa una ferrovia dal lontano 1875 e oggi pretendono a danno della collettiva di farsi rivalutare il loro investimento immobiliare. Ben vengano quindi i treni merci fuori dalla città, ma finiamola di dar peso a queste pretese di eliminare la tratta passeggeri; battaglie cavalcate in maniera strumentale dal consigliere comunale Matteo Mansi, il quale farebbe bene ad interessarsi alla situazione di degrado in cui versa la stazione di Udine, prima stazione del FVG con oltre 8 milioni di passeggeri l'anno.
La critica ambientalista sfiora poi il ridicolo: restiamo basiti nel leggere le argomentazioni di certi esponenti udinesi di Legambiente, che prediligono promuovere l’uso dell’autovettura in città rispetto al treno.
Legambiente dovrebbe spiegare ai cittadini quali sono i valori di inquinamento determinati dal traffico veicolare e in particolare da quello pensante lungo le vie Cividale e Viale Trieste, le quali sono poste solo a poche decine di metri dalla ferrata. Senza pensare poi allo smog dei fumi dei riscaldamenti domestici, alla faccia delle polveri alzate dai treni in transito !
Una visione “udinecentrica” per la quale tutto ciò che disturba il proprio orticello va cancellato a colpi di petizione.
Un provincialismo imbarazzante, visto che non si vuol comprendere che una ferrovia, come un’autostrada o un aeroporto, non sono realizzati per creare un disservizio ai cittadini, bensì per favorire un’offerta di servizi pubblici indispensabili.
Disincentivando l’utilizzo del treno mediante l’eliminazione della tratta Bv. Vat-Udine si aumenteranno solo le autovetture in città e la necessità di ulteriori spazi di parcheggio.
Purtroppo il Comitato Antitreno e Legambiente sono fuori tempo massimo visto che la problematica si poteva risolvere negli anni ’90, con l’interramento della linea da Bv. Vat - Udine Centrale, così come proposto da FS.
Purtroppo il Comune di Udine si oppose inopinatamente al progetto perché non volle modificare il piano regolatore visto che probabilmente c’era qualcuno da accontentare, magari gli stessi che oggi si lamentano e vogliono eliminare la ferrovia !
Ad aprile si è concluso il primo intervento, dal costo di 10 milioni di euro, il quale aveva interessato la realizzazione del nuovo collegamento fra le stazioni di PM Vat e Udine Centrale con la costruzione di un nuovo tratto di linea tra PM Vat e Udine Parco: l’opera in parola ha permesso già lo spostamento di oltre il 60% del traffico merci della relazione Venezia/Udine-Tarvisio sulla linea di cintura.
Con il nuovo intervento verrà potenziato il collegamento tra Udine Centrale e Udine Parco, dove sarà realizzato un sistema a tre binari e creato un nuovo sistema di gestione della circolazione dell’intero nodo.
Successivamente, potrà essere creato un nuovo scalo merci in corrispondenza dell’attuale Bivio Cargnacco, il quale andrà a servire le più importanti realtà industriali della zona, grazie all’attivazione della bretella di collegamento tra la linea proveniente da Cervignano e quella proveniente da Gorizia.
Come ampiamente detto in precedenza siamo favorevoli a queste opere, attese da decenni, le quali permetteranno l’eliminazione del “collo di bottiglia” costituito dallo scollegamento funzionale delle stazioni di Udine Parco e Udine Centrale, il quale causa un aumento dei costi e dei tempi di manovra.
Siamo invece contrari all'eliminazione della linea Bivio Vat-Udine Centrale e allo spostamento di tutto il traffico passeggeri in linea di cintura, in quanto sotto il profilo ferroviario si tratta di un’opera assurda e insensata, se teniamo conto che in linea di cintura - visto il suo andamento curvilineo – la velocità massima dei treni non supera i 60 km/h., del tutto insufficiente a soddisfare le esigenze del traffico passeggeri.
Conveniamo pertanto la linea dell’Assessore regionale Mariagrazia Santoro, la quale ha dichiarato che “non è previsto alcuno spostamento del traffico passeggeri lungo la linea di cintura, poichè questo comporterebbe l’allungamento significativo dei tempi di percorrenza” e un allungamento del percorso di circa 4 km.
Oltre a ciò lo spostamento del traffico passeggeri lungo la linea di cintura determinerebbe un danno economico significativo per la Regione, la quale sarebbe onerata di un aumento dei costi del contratto di servizio con Trenitalia, nonché un aumento dei pedaggi richiesti da RFI, con un contestuale aumento delle tariffe per i pendolari e i viaggiatori.
Tutto ciò conseguirebbe un generale calo dell’attrattività, competitività e sostenibilità economica del trasporto ferroviario.
Rammentiamo che la nuova linea Pontebbana, inaugurata nel 2000, è costata alla collettività la bellezza di 1000 miliardi ed è stata progettata per far viaggiare oltre 200 treni al giorno.
Oggi la linea risulta sfruttata solo per il 30-40% del suo potenziale (25 treni passeggeri e 50 merci ca.) nonostante risulti parte dell’asse strategico del Corridoio Europeo Baltico Adriatico.
E’ quanto mai singolare che un manipolo di residenti, dalla visione "immobiliar-patrimoniale" si permettano di anteporre interessi meramente personali, a quelli della collettività, pretendendo con assurde tesi pseudoambientaliste di spostare una ferrovia per realizzare una pista ciclabile !
Nessuno purtroppo si è chiesto perché questi Signori hanno costruito proprio lì le loro case, richiedendo le concessioni edilizie a ridosso della ferrata, in deroga alla fascia di rispetto ? Perché hanno acquistato immobili a prezzi stracciati ? Sapevano benissimo che da lì passa una ferrovia dal lontano 1875 e oggi pretendono a danno della collettiva di farsi rivalutare il loro investimento immobiliare. Ben vengano quindi i treni merci fuori dalla città, ma finiamola di dar peso a queste pretese di eliminare la tratta passeggeri; battaglie cavalcate in maniera strumentale dal consigliere comunale Matteo Mansi, il quale farebbe bene ad interessarsi alla situazione di degrado in cui versa la stazione di Udine, prima stazione del FVG con oltre 8 milioni di passeggeri l'anno.
La critica ambientalista sfiora poi il ridicolo: restiamo basiti nel leggere le argomentazioni di certi esponenti udinesi di Legambiente, che prediligono promuovere l’uso dell’autovettura in città rispetto al treno.
Legambiente dovrebbe spiegare ai cittadini quali sono i valori di inquinamento determinati dal traffico veicolare e in particolare da quello pensante lungo le vie Cividale e Viale Trieste, le quali sono poste solo a poche decine di metri dalla ferrata. Senza pensare poi allo smog dei fumi dei riscaldamenti domestici, alla faccia delle polveri alzate dai treni in transito !
Una visione “udinecentrica” per la quale tutto ciò che disturba il proprio orticello va cancellato a colpi di petizione.
Un provincialismo imbarazzante, visto che non si vuol comprendere che una ferrovia, come un’autostrada o un aeroporto, non sono realizzati per creare un disservizio ai cittadini, bensì per favorire un’offerta di servizi pubblici indispensabili.
Disincentivando l’utilizzo del treno mediante l’eliminazione della tratta Bv. Vat-Udine si aumenteranno solo le autovetture in città e la necessità di ulteriori spazi di parcheggio.
Purtroppo il Comitato Antitreno e Legambiente sono fuori tempo massimo visto che la problematica si poteva risolvere negli anni ’90, con l’interramento della linea da Bv. Vat - Udine Centrale, così come proposto da FS.
Purtroppo il Comune di Udine si oppose inopinatamente al progetto perché non volle modificare il piano regolatore visto che probabilmente c’era qualcuno da accontentare, magari gli stessi che oggi si lamentano e vogliono eliminare la ferrovia !
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